fotoDXT1Portabandiera del metal tricolore anche fuori dai nostri confini, i Bellunesi Delirium X Tremens si preparano a tornare sulle scene con il successore del bellissimo “Belo Dunum, Echoes From The Past”. Quale occasione migliore per scambiare quattro chiacchiere col cantante Ciardo?

Ciao Alberto, dalla redazione di Metelhead.it. Sono ormai quattro anni che il vostro lavoro “Belo Dunum, Echoes From The Past” è uscito per l’italianissima Punishment 18 Records, direi che ormai è tempo di fare un bilancio su un album che vi ha fatto conoscere persino all’estero…

Ciao Enrico e a tutti voi di metalhead , lettori compresi! Grazie per lo spazio che ci state dedicando. Eh si , “Belo Dunum , Echoes from the Past” uscì nel 2011, gli anni passano veloci ! Il nostro album ha riscosso un grande successo devo dire, sia in Italia che all’estero, tanto che è stato anche ristampato per il mercato sudamericano dall’etichetta messicana End of Light. Le critiche, sia da parte del pubblico che della stampa, sono state davvero fantastiche, è stata una grande soddisfazione per noi perché non è un album dal concept standard, ma un po’ fuori dagli schemi ordinari. Le Dolomiti incontrano il death metal! A conti fatti quindi possiamo ritenerci soddisfatti per i riscontri enormemente positivi che il nostro album ha riscosso!

Puoi darci delle anticipazioni rispetto al suono del vostro prossimo lavoro? So che qualcosa bolle in pentola…

No , è tutto un segreto!! (risate, rdr) Scherzi a parte, sì, stiamo lavorando al nuovo disco, abbiamo al momento 8 canzoni in composizione. Quello che stiamo creando è la conseguenza naturale di “Belo Dunum…”, sarà ancora un sound portato dal vento gelido delle Dolomiti. Manterremo la nostra linea per quel che riguarda l’inserimento di strumenti classici come fisarmonica, cori alpini, armonica a bocca e in più stiamo inserendo dei suoni più “naturali” provenienti dai nostri boschi! Posso anche anticiparti che il tema “Alpini” non verrà abbandonato. Stiamo lavorando per personalizzare ancora di più il nostro stile e naturalmente il concept sarà sempre legato alle montagne, le tradizioni, storie vere e leggende delle antiche e maestose Dolomiti! Inoltre ci gira in testa l’idea di inserire una cover molto particolare, ma di più non posso dirti al momento!

fotoDXT2È palese il vostro attaccamento ai luoghi dove siete nati e cresciuti. Il mix che avete attenuto nel vostro sound è un’interessante amalgama di tradizioni “montanare” e un genere, il death, che fin dalle sue radici ha sempre stupito per l’innovazione. Magari andando anche oltre l’aspetto musicale, pensi che innovazione e tradizione possano coesistere?

Siamo molto legati alla nostra terra e alle nostre tradizioni montane, e questo ha influito molto a livello di composizione e ispirazione nei nostri pezzi. Tutto ciò ci ha portati a contaminare il nostro sound con suoni tipici e al di fuori del normale concetto di death metal , non solo per quel che riguarda l’aspetto strettamente musicale ma soprattutto per quello che riguarda concept e tematiche. Sì, io credo che innovazione e tradizione possano coesistere se arrangiate bene in un contesto musicale, questo crea originalità e personalità. Se invece parli di vita, beh le tradizioni sono il nostro bagaglio culturale, sono il passato al quale dobbiamo rendere omaggio e che dobbiamo sempre ricordare e portare con noi. Sebbene al giorno d’oggi si idolatra di più il superfluo che il necessario, si idolatra solo l’apparire, in poche parole si idolatra il dio delle cagate del cazzo, io credo di si, innovazione e tradizione possono coesistere anche nella vita di tutti i giorni, ma dipende da noi fare in modo che questo accada , per non dimenticare le nostre radici.

Proprio in virtù di un così radicato senso di appartenenza, avete mai pensato ad un uso ancor più massiccio del cantato in italiano?

Sì abbiamo infatti una canzone completamente in italiano (Artiglieria Alpina) e qualche parte qua e la nell’ultimo album. Sicuramente anche nel prossimo disco inseriremo parti in italiano, e anche qualche parte in dialetto bellunese, come abbiamo già fatto precedentemente nel trittico dedicato alla tragedia del Vajont. Saranno comunque solo parti qua e la, oppure una canzone intera, ma non tutto il disco. Magari in futuro ci penseremo a comporre un album tutto in italiano, ma non al momento.

Death svedese, death americano, pensi che si possa parlare di death italiano? Ci sono molte realtà valide nell’ambito, voi ne siete una prova. Vi sentite insomma parte di un movimento o piuttosto una pecora nera?

Ti ringrazio! Per quello che riguarda l’aspetto musicale forse si, siamo delle “pecore nere”, anzi dei “cervi neri” ehehe, in quanto non ci sentiamo di rientrare negli schemi del death metal più classico, ragionando sul fatto che il nostro death metal è contaminato da altri strumenti e non si attiene ad un concept prettamente standard per tale musica. Comunque ci sono moltissime band valide in Italia che purtroppo vengono spesso bistrattate e poco considerate, ma non so se al momento si possa dire che esiste un vero e proprio death metal italiano a livello stilistico. Ormai le due grandi denominazioni di base sono quelle che hai citato tu, americano e svedese, che sono quelle che hanno lanciato le basi per tutto il movimento death metal.

I vostri show dal vivo hanno rivelato un’attitudine che non passa inosservata. E questo fattore mi porta a chiedervi cosa ne pensate del panorama metal italiano. Mi spiego: dal di fuori, l’ambiente musicale in cui militate spesso è categorizzato e stigmatizzato in modo negativo. Quando invece scopri che dischi come i vostri godono della stima di figure riconosciute culturalmente. Mi riferisco naturalmente a Corona, ospite proprio in Belo Dunum in qualità di narratore. Con prerogative di questo tipo, che futuro vedi per i gruppi metal italiani?

Cerchiamo di portare sul palco tutto il concept del nostro stile, perché secondo noi è importante proporre dal vivo, oltre che un concerto energico, anche tutto quello che riguarda il fattore “immagine” in modo che il live risulti completo al 100%! Per quel che riguarda l’opinione sulla nostra musica da parte dei “non addetti ai lavori” invece, devi pensare che in Italia persiste una elevata ignoranza musicale in quanto la gente ascolta principalmente quello che passa la radio o la TV, ovvero le “bellissime” canzoni tormentone che durano qualche mese e poi vengono dimenticate e buttate nel cesso e la musica diventa solo una moda momentanea dettata da questa specie di consumismo sonoro, non una passione effettiva, quindi il discorso cade già in partenza. Di conseguenza l’opinione da parte di persone che non nutrono nemmeno la curiosità di ascoltare una musica diversa da quella che propongono i mass medi (e non parlo solo di metal ma di musica “diversa” in generale), mi interessa davvero poco se non niente. Qui in Italia la situazione musica è abbastanza grave, vedo molte band che si sciolgono perché appunto esistono tante difficoltà e poco supporto, inoltre è difficoltoso organizzare date live e trovare locali attrezzati professionalmente per proporre musica dal vivo e anche questo è un ostacolo pesante. Quindi vedo un futuro grigio, ma è la regola del gioco ormai… la cosa più importante da fare è tenere duro e andare avanti fregandosene di tutta questa situazione.

fotoDXT3In particolare, come ha fatto Corona a finire in un disco Death?!

Abbiamo pensato che sarebbe stato fantastico avere una collaborazione artistica che andasse fuori dall’aspetto prettamente musicale ma che rimanesse in tema con il concept dell’album, cioè la montagna. Il pensiero è ricaduto spontaneamente su di Mauro Corona, così tramite le figlie che sono nostre amiche, lo contattammo. Dopo un mese circa arrivò una mail con le parole che puoi leggere nel booklet e che calzavano a pennello per il disco! Una collaborazione strana, particolare, per un disco death metal, ma grandiosa!

Cambiando completamente discorso, come vi comportate nella stesura e nella registrazione dei vostri dischi? È un lavoro di squadra o c’è un’unica mente a governare il tutto?

Solitamente io compongo la canzone completa per quello che riguarda le chitarre ritmiche, le melodie, e alcuni arrangiamenti in modo che la canzone abbia già una forma definita su cui lavorare. Dopodichè inizia il lavoro di squadra e si comincia a costruire le linee degli altri strumenti, in genere partendo sempre prima dalla batteria… Il sistema migliore per costruire il resto degli strumenti ,per noi, è trovarci separatamente in sala prove : Io e Thomas per vedere le parti di batteria ,e separatamente io , Pondro e Med per delineare basso e seconda chitarra.. Quando la canzone ha preso forma con tutti gli strumenti, la si prova tutti insieme e ognuno butta le proprie idee per sviluppare nuovi arrangiamenti o armonizzazioni e insieme si decide quali tenere e quali no. Abbiamo sempre parecchie idee che ci frullano in testa e non è mai facile scegliere… però il fidato amico Johnny Trash (il nostro bidone della spazzatura) è sempre felice di accogliere le idee da cestinare!! (risate, ndr)

Ringraziandovi per la disponibilità, lascio a voi la chiusura di questa chiacchierata:

Grazie a te Enrico per il supporto e grazie a metalhead.it, è stato un piacere!! Lasciate che il vento gelido delle Dolomiti vi porti le leggende delle nostre montagne! I mezzi per ascoltarci vi non mancano, ci trovate dappertutto in rete! E cercate comunque di scoprire nuove realtà italiane! Rocciosi e alcolici saluti dai monti!!!

(Enrico “Burzum” Pauletto)

www.deliriumxtremens.com