fotoShrineOfInsanabilis2Con un esordio che esprime una straordinaria maturità compositiva, andiamo a capire un po’ meglio cosa si cela dietro la proposta sonora del combo teutonico… Signori e signore, a voi i Shrine Of Insanabilis… (read it in english)

MH: Apro l’intervista facendovi i complimenti per un esordio davvero fantastico. Sono pochi gli esempi che mi vengono in mente di un’opera prima tanto completa e matura. Insomma, sembrate un gruppo uscito dal nulla e che ha cominciato col botto… Sottolineando la maturità del vostro disco di esordio, ma da quanto tempo avete cominciato a lavorare a questo progetto?
SOI: Grazie, era la nostra intenzione quella di pubblicare una album completamente matura. È un piacere sentire che il nostro lavoro ti ha lasciato tali sensazioni. Vuol dire che abbiamo trovato il giusto percorso per esprimerci. È difficile dire quando sia cominciato. Abbiamo iniziato a registrare il disco 2 ani fa. Alcune canzoni sono date per questo, altre durante le registrazioni. Altre sono invece vecchie anche di 5 anni.

MH: C’è una sola mente dietro alla composizione dei pezzi o si tratta di un lavoro di squadra?
SOI: Tutti contribuiscono con la loro parte fino al completamento della canzone. Se non fosse così le canzoni non finirebbero essendo ciò che sono.

MH: Al primissimo ascolto di “Disciples of The Void” ho subito pensato ai Watain, sensazione che mi è rimasta tutt’ora. Non posso non accostarvi al gruppo svedese non solo se penso alla proposta sonora, per me vicina al lavoro “Sworn To The Dark”, ma anche per la sensazione che dietro la vostra proposta musicale ci sia una sorta di credo… Sbaglio? Vi va di parlarcene?
SOI: La nostra musica infatti esprime qualcosa. È dura catturare questo nelle parole di una intervista, ma per sintetizzare il messaggio è che c’è una oscurità profonda della quale avere paura.

fotoShrineOfInsanabilis3MH: Già dal monicker si nota un attaccamento alla simbologia molto marcato. Sia nei testi che nella controparte visiva del vostro “essere gruppo”. A tal proposito non vi nascondo che sono uno che dà importanza assoluta alla copertina. La vostra è stupenda! Vi va di svelarci il suo significato?
SOI: La simbologia ha un ruolo importante in tutto l’album. I simboli possono aprire percorsi che non erano prima visibili. Anche la copertina esprime tali idee, ma prima di tutto ha a che fare con ciò che uno può o non può vederci in queste raffigurazioni. Uno dovrebbe provare l’esperienza individualmente.

MH: La prima volta che l’ho vista mi è subito tornato alla mente un lavoro simile, ossia la copertina dei Death Karma, un gruppo sloveno. Difatti dietro entrambi i lavori si cela la stessa mano di David Glomba. Vi va di raccontarci come è nata la vostra collaborazione con questo geniale artista?
OI: David è stato in contatto con noi. Siamo onorati che abbia lavorato con noi in questa opera. Non c’era dubbio sul fatto che lui fosse in grado di combinare le nostre visioni, le nostre parole ed i nostri sentimenti in una copertina. Tutti quelli che si prendono il tempo di esaminare e provare l’esperienza della copertina lo vedranno. È un offrirsi all’oscurità.

MH: Avete firmato, per il vostro debutto, con la W.T.C. Records. Personalmente la trovo un’etichetta molto valida, con altri grupponi nel proprio rooster, come gli Amestigon e gli Horna, tanto per citarne due. Come vi siete trovati? L’etichetta vi ha lasciato sufficiente libertà?
SOI: La WTC ci supporta pienamente e ci spinge a fare a modo nostro. Un saluto a loro per il supporto e l’opportunità.

MH: Sin dai titoli parlate di templi e discepoli. Azzardo una domanda un po’ scomoda. Io sono solito dividere i gruppi Black Metal in due categorie: quelli “che non ci credono” e quelli “che ci credono”. Non che una categoria sia meglio di un’altra, semplicemente cambia l’approccio, soprattutto in sede live… Vi faccio un esempio. Sarebbe come mettere a confronto un live dei Dimmu Borgir e uno dei Watain. I primi cavalcano lo show e offrono uno spettacolo di natura prettamente commerciale. Nel secondo caso, si può parlare di un rituale più che solo di un concerto. Voi credete in quello che scrivete? Personalmente penso che sia il fattore fondamentale che determina il suono del gruppo e penso che la risposta sia affermativa. Sbaglio?
SOI: No, non ti sbagli. Esprimiamo cose che sosteniamo e nelle quali crediamo. Altrimenti non avrebbe senso fare ciò che facciamo.

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MH: Non ho ancora avuto il piacere di ascoltarvi in sede live… Nei concerti avete una visione del live più simile ai norvegesi o agli svedesi?
SOI: Non sceglieremmo una piuttosto che l’altra. Non distinguiamo con criteri come per esempio il paese di origine. Le visioni non sono una cosa che si inquadra in uno schema. Devono essere vissute come ti viene.

MH: Tutto questo preambolo per chiedervi cosa ne pensate del M.L.O. (Misanthropic Luciferian Order, ndr) e del Liber Azerate (una sorta di grimorio che parla dell’ascesa di nuove divinità nel prossimo futuro, ndr)? Concordate con questa visione del mondo?
SOI: Siamo al corrente di queste visioni e ci sono aspetto che condividiamo. Ma noi seguiamo il nostro cammino.

MH: Venite dalla Germania, terra insolita per un combo Black. Vivete in una zona fortemente abitata o frequentate piuttosto le immense foreste teutoniche? Vi sentite influenzati dalla vostra terra di origine?
SOI: La maggior parte di noi vive nella foresta nera del nord. È una regione mistica la quale sicuramente ci ha influenzato in un modo o nell’altro.

MH: Nel ringraziarvi per il tempo concessoci, lascio a voi la parola per i saluti…
SOI: Ave Satani

(Enrico “Burzum” Pauletto)

Recensione qui.

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