Questa conversazione con Michiel Brinkhuis (il secondo da sinistra in foto, ndr) permette di capire molte cose a proposito della band olandese Undwan; soprattutto il messaggio, messo in evidenza nel titolo del nuovo album, “Justice Is…”. (english version)
Una mia curiosità. Nella band ci sono addirittura tre Brinkhuis!: tu, Thijs e Tom. Siete parenti?
Sì, lo siamo! Tom e io siamo fratelli. Thijs è nostro cugino. Abbiamo anche scritto una canzone su questo, perché il nostro legame è così speciale. La trovate nel nostro ultimo album “Justice is…”, si intitola “A Bond of Brothers”!
Ho personalmente definito il vostro nuovo album “Justice Is…” come qualcosa che è più ‘metal’ che ‘core’: sei d’accordo? Questo è grossomodo anche l’opinione della stampa europea.
Quello che effettivamente facciamo è un mix tra core e metal. Questo perché amiamo entrambi i generi. Ci piace il lato melodico del metal e apprezziamo il più tipico suono del core. Li abbiamo combinati per creare un album molto dinamico. Si può dire che sia un album metal con influenze core. Noi lo chiamiamo melodic metalcore perché si tratta di una miscela di questi due generi. È discutibile. A essere onesti non amiamo passare ore a spiegare a quale genere appartenga esattamente, ci preoccupiamo di più del messaggio della nostra musica e del modo in cui lo teniamo vivo!
“Justice Is…” ha un sound differente rispetto a quello del passato? Cos’ha di più o di diverso questo album, questo vostro modo di suonare oggi?
“Justice is…” è più melodico del nostro primo album, “Jumpers”. Abbiamo anche aggiunto più voce e giocato molto con ritmi diversi, e questo ha reso tutto più dinamico e più facile da ascoltare. Abbiamo anche un nuovo membro, Leon Kloosterman, che è un incredibile cantante e chitarrista. La sua chitarra è davvero graffiante nell’album e durante i nostri spettacoli dal vivo. Siamo molto felici di averlo nella nostra band.
Ho colto nei testi diversi aspetti interessanti relativi al tema dell’album, ma per me sono comunque troppo ermetici. Perché la giustizia è il tema che centrale di questo album? Cosa vi ha portati a lavorare su di esso?
Volevamo far riflettere la gente sul concetto di giustizia. Sia in generale, nel mondo contemporaneo, sia su cosa succederebbe se quello che abbiamo si perdesse e dovessimo ricostruirlo da zero. Prova a fare questa domanda a te stesso, mettendo da parte le pressioni intorno a te, la tua educazione, il modo in cui sei stato cresciuto. Pensi che potresti ancora giustificare alcune cose? Ad esempio le differenze sociali tra ricchi e poveri e i grandi bonus per i banchieri, che hanno causato la crisi finanziaria. Ciò è tutto ‘legale’, ma non è solo una parola inventata da noi esseri umani? Legale è una parola che è stata ideata dal governo e dalle persone intorno a voi. “Justice is…” offre qualche spunto di riflessione e fa pensare ai disordini sociali odierni. Ecco perché il testo è più contemplativo che diretto.
Come si rapporta l’immagine di copertina ai contenuti testuali?
Nella copertina del nostro album sono contenuti due concetti. Sul fronte c’è una ragazza dentro la quale si vedono molti elementi di ricchezza come denaro, oro e grandi edifici. Sul retro si vedono gente povera, miseria e dolore. Si tratta di contrasti. A volte non riusciamo a vedere che le cose che facciamo nella nostra ‘vita da ricchi’ causano problemi altrove. Si vede solo la parte anteriore e non cosa c’è dietro perché il governo, i media e le grandi compagnie non vogliono che lo vediate. Così abbiamo distribuito il significato dell’album su due lati. Il secondo concetto presente nella copertina dell’album è il petrolio perché pensiamo carichi di miseria il mondo. La ragazza che vedete sul davanti della copertina è grondante di petrolio.
Tutti questi temi risuonano nei nostri testi, nei quali vengono rappresentati lati positivi e negativi della giustizia in questo mondo. “What Justice Is” rappresenta un uomo che vive nella miseria e parla di un uomo che è ricco. Entrambi danno il loro parere circa la giustizia, ma vorremmo che i nostri ascoltatori si facessero la loro opinione.
Il video di “Coming Home” (QUI), invece, come è stato sceneggiato, ideato e concepito?
Lo abbiamo realizzato insieme alla Dominique Creative State of Mind e Bobby Regensburg. Ci siamo seduti e abbiamo dato uno sguardo ai testi. “Coming Home” parla di un banchiere che passa la sua vita a truffare le persone. È però stanco di questa vita e vorrebbe cambiarla. Sente su di sé una grande pressione e vorrebbe uscirne e iniziare a fare le cose che ama. Ecco perché ci sono due storylines nel video. Da una parte c’è il banchiere e dall’altra lo stesso personaggio, ma fuori dal suo ruolo, mentre dipinge: qui rappresenta la libertà artistica, qualcosa che noi consideriamo molto importante. Abbiamo illustrato questo riprendendo noi stessi con abiti informali (che indicano la libertà artistica e fare le cose che si amano fare) e in giacca e cravatta, che stanno a indicare la pressione, la truffa costante del prossimo e la finzione verso noi stessi.
Visto che Björn Strid canta in “Never Giving Up” – una canzone davvero riuscita sotto ogni aspetto, complimenti – ho proprio avuto la percezione che il vostro sound sia concettualmente vicino ai suoi ultimi Soilwork: accanto alla potenza e alla melodia c’è anche un dinamismo compositivo raffinato. Non trovi?
Amiamo i Soilwork, oltre a molte altre band. Per essere onesti non ci siamo ispirati ad altre band per produrre il nostro album. L’abbiamo scritto con il cuore e questo è ciò che venuto fuori. Tuttavia grazie per aver accostato “Justice Is …” a una band importante come i Soilwork!
Ti ringrazio per avere dedicato il tuo tempo a Metalhead.it e a coloro che ci leggeranno. Rivolgiti proprio a loro per concludere e spero veniate presto in Italia!
Be’, noi amiamo l’Italia! Cuciniamo un sacco di cibo italiano (ok, facciamo il meglio che possiamo), adoriamo il vostro stile di abbigliamento e l’Italia è la nostra meta preferita in vacanza! (ride, ndr) Se volete essere aggiornati sulla nostra musica visitate il sito www.undawn.com e la pagina www.facebook.com/undawn. Ci piacerebbe sapere cosa ne pensate. Grazie infinite per la vostra attenzione, speriamo di esibirci nel vostro paese molto presto!
(Alberto Vitale)