(Metal on Metal Records) Gli svedesi Mortalicum, qui al secondo album, si inseriscono alla perfezione in quello strano filone che mescola il doom primordiale alla Black Sabbath con il rock un po’ acido di metà anni ’70: ne esce un ibrido che, se scritto e suonato bene (come in questo caso), ha un tocco di originalità niente male che sorge proprio dai contrasti del sound. “My dying Soul” si ricollega molto ai Sabbath meno cupi e più psichedelici, quelli, per capirci, degli esordi: ma il ritmo è sempre molto sostenuto (si veda in particolare la titletrack, che si apre in modo intelligente alla melodia e mi ha fatto addirittura pensare a certe cose dei nostri Martiria). Per tre quarti il disco si sviluppa attraverso episodi brevi, molto energici, con la cristallina voce di Henrik Högl sempre in bella evidenza: fanno eccezione soltanto la più pesante “When Hell freezes over” e la “Ballad of a sorrowful Man”, dai toni sognanti e per la quale non trovo assurdo un paragone con i Grateful Dead. La chiusa è invece affidata alla lunga “Embracing our Doom”, dove la parte strumentale ha il fascino delle cose migliori di quaranta anni fa. Un disco non per tutti, ma che consiglio di approcciare con le dovute predisposizioni mentali.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10