(A Sad Sadness Song/ATMF) Il lato surreale ed emozionale del post black. In qualche modo il ponte che collega post e atmosferic, pur mantenendo una importante distanza si da uno che dall’altro genere. Tuonano da Budapest e sono al debutto, con una formazione che risale al 2013. Hanno tanta tecnica, uno skill esecutivo notevole e la loro fusione sonora è continuamente sfuggente, sembra black metal, si avvia verso il post black, passa per il post rock, tooca il dark, aggiunge dell’atmosferico e pure qualche iniezione folk… ma non si ferma mai nei territori tipici di un genere specifico, dando costantemente quel bel senso di bellezza tetra, surreale, sfuggente. Tracce anonime, titolate con il numero (romano) progressivo. La prima alterna momenti taglienti con ambientazioni malinconiche dove la sessione ritmica è avvolgente, le chitarre diventano dettagli… fino alle improvvise esplosioni black, dove c’è il tremolo, un growl/screaming feroce e volutamente spinto indietro nei livelli del missaggio. Un’aura trionfale sulla seconda traccia, ricca di suoni della natura, minimali spoken words, linee di basso calde in un suono globale freddo e mortale. La terza traccia, oltre undici minuti, offre armonia, sogno, preghiera… ma anche drammatica rabbia e depressione. La conclusiva è la più ambientale, ma forse anche la più folk e decisamente la più estrema, confermando l’innata capacità della band nel creare quel fantastico senso del genere musicale sempre impalpabile, sempre indefinito. Ottimo debutto: band che non si classifica in uno stile, ma li ingloba un po’ tutti; ogni amante di post, atmosferico, black… o materiale che spazi da Svarti Loghin a Katatonia (e molto oltre), troverà in “Köd” moltissime risposte. Ma anche tantissime impossibili domande che tingeranno di nero ogni più remoto pensiero.
(Luca Zakk) Voto: 8/10