(Art of Propaganda) Questo duo austriaco è erroneamente catalogato sotto il genere black metal, e pure tra il post rock. Personalmente credo siano patetiche etichette apposte da sfigatissimi responsabili di non so quale marketing. Ma li avete mai ascoltati? Ne avete letto i testi? Prima di tutto se di black si vuole parlare, resterei nei meandri del depressive black (i testi, le melodie decadenti!). Poi, musicalmente, le scie di un black sono rimaste, forse, tra i brani del precedente lavoro, mentre il post rock con la sua freddezza moderna qui viene annullato da soluzioni melodiche superlative, ben lontane dai normali schemi, normali cataloghi e comunissimi generi. Siamo vicini ad un concetto di genere proprio, genere personale, genere che trova pochi altri dettagli in comune con bands quali Deafheaven, Fen, Austere… ma comunque parliamo di similitudini forzate, tranne forse una linea di connessione filosofica con i Panopticon. Otto brani, tutti dai nove minuti in su, per una esperienza emozionale superba di un’ora ed un quarto, un tempo sufficiente per la fine, un tempo da dedicare ad una meditazione oscura, da dedicare all’architettura di una fine premeditata. Testi fantastici, depressivi, decadenti, ma dannatamente umani, reali, ispirati, vengono espressi da quel mid growl poderoso e coinvolgente su riff complessi, melodie intense e sensuali con un armonia intelligente tra un cambio e l’altro, senza più quella frequenza stacchi improvvisi che su “Aokigahara” trasportavano dalla malinconia alla rabbia furiosa in un attimo; piuttosto su questo terzo atto vediamo arrangiamenti che confermano una crescita stilistica ed emozionale senza paragoni. Fantastica “Calling The Rain”. Stupendo il piano su “The Traces We Leave”. Intense le clean vocal su “Thanatos”, brano con chitarre immense. Irresistibile il fiume di ritmi di “Bury Me”. Pazzesca “Funeral Dreams”. Produzione fantastica, professionale, un album superbo, completo, ricco di fantasia e coinvolgimento, tanto che anche i brani più lunghi non risultano assolutamente mai noiosi o ripetitivi. Testi favolosi, estremamente oscuri, ma tragicamente chiari e diretti. Una crescita anche artistica illimitata. Un concetto musicale unico, travolgente, lacerante, quasi senza paragoni.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10