(Spitfire Music/SPV) Ci sono dischi, come questo, che non hanno bisogno di tante spiegazioni. Li metti nel player e dopo pochi secondi ti arriva in faccia un cazzotto tremendo. Voli a terra. Steso. K.O.! I The Dead Daisies sono praticamente due cose: un super gruppo ed il rock’n’roll! Le ragioni? Semplici! Il super gruppo è facile… quando hai gente come Doug Aldrich (che ha lasciato da non tanto tempo i Whitesnake), Marco Mendoza (che poi con Doug ci ha suonato proprio nella band di Coverdale) e John Corabi, oltre al mastermind David Lowy (Red Phoenix, Mink) e al drummer Brian Tichy (Ozzy Osbourne, Billy Idol, Foreigner), allora ti rendi conto che sei davanti ad una specie di congrega dell’élite dei rockers. Ed giungiamo alla seconda cosa: i The Dead Daisies sono il rock’n’roll… e questo per i tizi che ci stanno dentro, per il sound sincero e diretto che sparano fuori dagli amplificatori e per il semplice fatto che prendono cose storiche, antiche, immortali… le iniettano di energia moderna, frullandoci dentro una dose di esperienza immensa e quell’atteggiamento scatenato che rende pulsante “Make Some Noise”! Dodici brani, tre quarti d’ora di spudorato hard rock, di divertimento, di energia. Spazio infinito per le chitarre, con Doug che sputa licks, assoli e shredding epocali. Ritmica travolgente, roba per muovere le chiappe, bere, fumare e fare un casino devastante. E poi Corabi con la sua voce roca, graffiante, potente e melodica è l’anima perfetta, il frontman ideale per questa band di rockers d’altri tempi (età media 54 anni) che si rifiutano di invecchiare, finendo per insegnare ai giovani cosa cazzo fare sopra un palco, con una chitarra, davanti ad una mandria di fans sudati e ululanti! Le canzoni? Spaccano. E vi demoliranno l’impianto HIFI perché i volumi necessari (un bisogno spasmodico dell’ascoltatore, non certo delle canzoni!) saranno proibitivi. Vi mancano i tempi d’oro? I The Dead Daisies sono la soluzione. Nostalgia depressiva degli anni ’80? I The Dead Daisies sono la terapia. Ed infine… siete tra quelli che hanno amato l’unico album dei ‘Crüe senza Vince… oppure semplicemente avreste voluto vedere come sarebbero andati avanti con Corabi, un singer poderoso ma completamente diverso da quello storico? Beh, allora “Make Some Noise” è esattamente ciò che state cercando.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10