(Nuclear Blast Records) Dopo aver lasciato i Rage, Victor Smolski non poteva certo restare con le mani in mano: eccolo allora lanciarsi nel progetto Almanac, in cui comanda alcuni amici e tre singer interessanti della scena europea (Andy B. Franck dei Brainstorm, David Readman dei Pink Cream 69 e Jeannette Marchewka dei Lingua Mortis Orchestra). Dimenticate però il power/thrash ruvido della sua precedente band: anche in funzione della presenza dell’orchestra filarmonica di Barcellona, qui siamo in presenza di qualcosa di molto più raffinato e ‘pulito’, addirittura ai confini fra metal e hard rock, e legato, come è facile immaginare, a tematiche della storia dell’Europa dell’Est. La title track si prende otto, potenti minuti, che da suggestioni Masterplan passano per alcuni accenni Avantasia e addirittura per un progressive leggero: il refrain, incalzante, resta subito in mente. Spumeggiante e intensa “Self-blinded Eyes”, con begli accenni sinfonici, mentre “Hands are tied” ha qualcosa degli Iced Earth meno aggressivi. Ottimo ritornello, da qualche parte fra Edguy più intensi e Blind Guardian, per “Children of the Future”; la lunga “No more Shadows” ha una potente dimensione cinematografica, mentre “Reign of Madness” ci offre un prog maturo e godibile, addirittura, come si accennava, più vicino alle tonalità rock che a quelle metal. Musica di classe per un artista che non deve certo dimostrare al pubblico le proprie capacità.
(René Urkus) Voto: 8/10