(autoproduzione) Armatevi di pazienza e metteteci della concentrazione per seguire questo primo album omonimo. “Aleska” ha i segni di un’isteria debordante che lo rende a suo modo complesso. Aleska è una band di Metz, Francia, che si arrampica in percorsi post-hardcore ruvidi, nervosi ed estremamente volubili. Il tutto viene eseguito con un certa precisione e pulizia, sia dal punto di vista della composizione che da quello della produzione. L’album è alquanto nitido nel presentare quanto i musicisti francesi sono in procinto di esporre all’ascoltatore. Urla furiose del cantato, chitarre cristalline nel loro produrre parti agguerrite, serrate o dense di arpeggi, la batteria che è un supporto perfetto, ottima nel seguire le evoluzioni dei pezzi. Adri, Nico, Mike e Vince – non si sa bene chi faccia cosa in questo album, ma sono di certo loro a farlo – sono concentrati in queste canzoni, si spingono verso un post hardcore claustrofobico, intriso di melodie struggenti e angoscianti insieme. Quel senso di estremo ma nel verso moderno, perché essere estremi non significa solo andare veloce e saturare gli strumenti: essere estremi è concepirlo raggiungendolo attraverso ogni mezzo. Ogni idea è buona e quelle degli Aleska sono di suonare in modo fragoroso, dandovi poi sterzate in pause dettate da chitarre arpeggianti, e atmosfere quiete. Quiete prima e dopo la tempesta! Occorre tempo per assimilare l’album che al primo impatto può risultare disturbante e che dopotutto non fa che raccontare la sconcertante disperazione dell’individuo contemporaneo: «a cercare troppo il proprio spazio, ci si perde tra la cima e il cimitero», «non dimenticare che siamo una conseguenza di cose che non conosciamo», «allora, che fare quando tutto sembra perduto? Non resta che dipingere dal grigio al nero», se queste parole, pur tuttavia estrapolate da un contesto più ampio, non comunicano la stessa oppressione della musica che le cinge e tanto quanto l’opacità dei colori della copertina che le sovrasta, allora vorrebbe dire che gli Aleska hanno sbagliato tutto, ma non è così.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10