(Dark Essence Records) Secondo lavoro per la band dell’ex chitarrista dei Vreid, Ese. Secondo lavoro con una formula che non cambia, anzi si intensifica. Descrivere il genere suonato dagli Slegest è tanto facile quanto immensamente difficile; la rabbia, la voce e pure la provenienza è decisamente black metal, però l’impostazione musicale è di tipo stoner/doom, con riff sostanzialmente hard rock (ci sono alcuni momenti che sembrano una versione in growl ed iper distorta degli AC/DC)! Convincente da subito la opener “I fortida sitt lys”, pezzo letale, con un riff lineare, diritto ma crudele! “Som i eit endelikt” vanta Grutle Kjellson (Enslaved) come ospite, ed il tutto si trasforma in una mid tempo intensa, molto malvagia, ma anche piena di elettricità… (è proprio qui che sentirete gli AC/DC!). Molto doom su “Du”, mentre risulta fantastica “Komfortabelt nommen midtvekes”, un brano pieno di vibrazione, mid tempo strafatto, con quel basso distorto e quelle ‘schitarrate’ completamente ignoranti, circondate da melodie brevi ma efficaci. Priva di rispetto “Wolf”; profonda, lenta e pesante “The Reanimator”. Overdose vintage su “Inn i uvissao”, mentre la conclusiva “Tenn den gamle varde” congeda con atmosfera tetra, introversa, inquietante. Un disco travolgente, che vanta lo zampino di gente come Bjørnar E. Nilsen dei Vulture Industries per il lavoro in studio, mentre il master è stato affidato a Herbrand Larsen degli Enslaved. Disco che suona potentissimo, fuori controllo… un cocktail esplosivo: black metal e doom classico, esuberanza moderna e richiami anni ’70, il tutto con un miscuglio di ciò che circolava negli anni ’80 (dall’hard rock al thrash!). In una parola? Groove. Tonnellate di groove, di energia, di potenza… canzoni che scuotono, smuovono, fanno tremare, fanno vibrare. Fanno saltare tutto in aria!
(Luca Zakk) Voto: 8/10