(Punishment 18 Records) Me li ricordo ancora questi simpatici ragazzi dalle montagne, fuori dai locali a far festa aspettando i concerti più svariati. All’epoca il cantante era ancora lungocrinito, ma a parte questo loro non sono cambiati: sempre tonnellate di passione in ogni cosa, musica compresa. Ed eccoci qui a parlare del terzo album in studio per i Delirium, band bellunese che ha fatto delle proprie origini una bandiera e un marchio di fabbrica. Dopo il precedente lavoro del 2011 le aspettative erano obiettivamente alte, ecco perché i nostri se la sono presa con calma per la stesura e a cinque anni di distanza esce quindi “Troi”. Già l’apripista “Ancient Wings” mette le cose ben bene in chiaro, ossia che non ce n’è per nessuno, questi spaccano e martellano come forsennati con una precisione chirurgica. Le strutture canzoni sono complesse quanto il Death tecnico sa esprimere, ma nel sottofondo (o sarebbe meglio dire sottobosco?) si sentono suoni della natura, della fauna, in alcune tracce sono usati addirittura cori alpini. La voce di Ciardo, come sempre impeccabile, sembra declamare le proprie ragioni dalla cima innevata di una montagna, mentre il comparto ritmico macina tempi veloci in alternanza a brevi inserti cadenzati. L’evoluzione rispetto al lavoro precedente si sente soprattutto in ambito compositivo e più leggermente in quello esecutivo (ricordiamo che il precedente album era comunque eseguito a livelli piuttosto alti). La componente silvana e rurale è sempre ben presente, grazie soprattutto a tracce come “Owl” o anche piccoli spaccati di vita messi su cd come “Ombre Nel Bosco”. Questo mi piace del gruppo bellunese, la passione per la propria terra trasmessa nel modo meno ortodosso concepibile. Nessun riempitivo per un album in cui ogni traccia è validissima, pure la rilettura personale di “Song to Hall up High” dei Bathory, per la verità non molto diversa dall’originale, ma che si inserisce perfettamente nel contesto dell’album. Un voto pieno e un consiglio: andateli a vedere dal vivo, lì non ci sono termini di paragone con altri, ve lo assicuro.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10