(Svart Records) C’è sempre lui. Il mitico e mistico Sami Hynninen (Opium Warlords, Tähtiportti, Orne, ex Reverend Bizzarre…). E a 7 anni dall’ultimo album ci sono anche loro, i finlandesi Spiritus Mortis, ‘la prima band doom finlandese’, quella dei fratelli Maijala … un sinonimo di un doom, appunto, un doom intenso, oscuro e meravigliosamente melodico. Otto tracce intense, che materializzano oltre cinquanta minuti di purezza proibita. “Robe of Ectoplasm” esplode con un riffone che è la definizione del doom classico. Potente, massiccia, con un singing coinvolgente ed un refrain estremamente classico. Lenta e ossessiva “I am a Name on Your Funeral Wreath”. Alternativa, e per certi versi pure moderna la malvagia “Babalon Working”, seguita dalla violenta, crudele e carica di odio “Jesus Christ, Son of Satan”. Rituali deviati con “Holiday in the Cemetery”, doom di qualità sopraffina con la storia raccontata in “She Died a Virgin”. Armonie tetre con ”Black Magic, White Powder”, mentre la conclusiva ”World of No Light” è un macigno di nove minuti, dove la band si abbandona, senza controllo, dando vita (eterna?) ad un brano pieno di melodia eccitante, dannatamente catchy, con un singing che ipnotizza ed un organo superlativo. Un album fantastico, tra l’altro dedicato all’eterno… a sua immensità… a Lemmy. Magia nera. Orrore. Necrofilia. L’osceno più nefasto ed occulto. I testi perversi di Sami con i riff di matrice sabbathiana della band, quelle infinite dosi di melodia, i tratti vintage, le tastiere coreografiche di intensa origine funerea. “The Year Is One” dimostra cosa sia il vero doom. Non solo i due membri originari hanno -come sempre- le idee nitide nel manifestare questo trionfo dell’oscurità, ma componenti come Sami non possono che innalzare ulteriormente un livello emozionale già alto, già stellare, infinito e lascivamente devastante.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10