(My Kingdom Music) Come il sole tocca la superficie del mare e crea giochi di luce, colori e forme, così la creatività dei 3 dreAms neVer Dreamt colpisce la materia sonora sprigionando melodie, sequenze, emozioni, suoni. Malinconici quanto prog per certi versi, a sprazzi metal eppure tenacemente rock per un’identità che pesca dai Tool, forse i Porcupine Tree, Antahema di un tempo e altre situazioni strettamente e tipicamente cangianti nel rock. Questo è il secondo album e i milanesi elaborano uno stile lavorato, in un clima dimesso, riflessivo a tratti, triste nella sostanza, sognante in pochi momenti dell’album. Quasi un’ora di anime tiepide che giocano con strumenti in maniera attenta. I riff ben inquadrati e una parte ritmica che è un arrangiamento continuo. Il cantato è ispirato. Un album smussato, privo di angoli, profondo nei pensieri che alla lunga però si trascina dietro anche la musica, la quale sa essere raramente carezzevole, come in “The Dance” oppure “Save Me From Myself”, a tratti sognante, “J. Doe” oppure la title track, comunque non sempre tesa a impennate come si riesce invece nell’opener “Interconnections” oppure in “The Antipodist”. L’album è un concept ambientato in un circo popolato da differenti caratteri e personalità e per tanto la musica subisce delle altalene emozionali quanto nella sostanza. Assodato dunque l’alternarsi tra riff possenti e soluzioni strettamente rock, una voce certamente ispirata, oltre all’uso di un’altra femminile, questi validi musicisti sono i responsabili di uno scenario sonoro dimesso con vampate di emozioni mitigate poi da andature totalmente malinconiche e forse meno ispirate. La causa, chissà, potrebbe essere l’indugiare in qualche lungaggine di troppo.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10