(This Is Core Music) Pare siano di Empoli questi baldi giovani dall’anima agitata, allegra e decisamente rockettara. Loro non suonano rock (però alcuni assoli di chitarra lo sono), non quello classico. Il sound è una commistione tra punk/hardcore, qualcosa dal grunge (soprattutto alcune distorsioni delle chitarre) e in loro c’è anche un’anima pop, nel senso che alcuni ritornelli e soluzioni hanno una immediatezza proprio della musica pop(ular). Diventa un album per tutti questo “The Smiles of Rage & Paranoia”, un album da consumare in pochi morsi: undici pezzi, ma l’ultimo è in realtà uno scherzetto tra amici e togliendolo si arriva a poco più di mezz’ora di musica. Il formato delle canzoni in media è di poco superiore ai 3′. Un lavoro da capire subito. “Nightlife” e “LSD” vanno oltre i 4′. La spensierata rabbia del punk emerge, risommersa da soluzioni più ruvide, rock o metal che siano e poi c’è quella cupa essenza appunto grunge. Grande spazio ha la parte vocale: Samuel e Dani sono il comparto vocale, oltre che chitarra e basso, e si ricavano parecchio spazio per esprimere il proprio caustico, arrabbiato, torturato e angoscioso cantare. Completa la formazione Samy, picchiatore di pelli dall’attitudine punk. L’album è aperto dalla title track, forse il brano più metal di tutti, e la seguente “Dancing in Her Eyes” ha quell’essenza southern/hard rock, festosa e vibrante insieme. “Jezebel & the Clown” mi ha ricordato quel modo di fare rock dei The Fratellis, ma i 30 Miles non sono mica graziosamente rock ‘n roll come gli scozzesi, no loro menano con grazia! Non manca un momento “intimista”, “Miss Anthropy”. Il resto è tutto ciò che è stato scritto: rabbia, irruenza, una certa attitudine all’essere autori di canzoni e l’essere rock e punk insieme. Questo sono i 30 Miles, semplici e spontanei ma con un affollata pressione di idee che li incalza. Ascoltateli, vi farete un favore!
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10