(Autoproduzione) Due anni dopo i 36 Stanze ci riprovano con un nuovo lavoro (uscito nel settembre dello scorso anno) e un elemento in più, Luca Pioli, chitarrista che affianca l’altro, Enrico Mambriani. “Mattanza” è una nuova bordata crossover, dipanata su otto canzoni cantate in italiano. Una produzione che propone suoni pieni e in cui nessun elemento della band è trascurato, anzi, il basso di Matteo Zanardi (sostituito di recente da Riccardo Tosoni, ex Deportivo La Bonissima) riempie i vuoti, si insinua tra il drumming millimetrico di Andrea Mongelli e le due chitarre. Distorsioni dirompenti, riff decisi ma anche in grado di essere scorrevoli, arricchiti da direzioni melodiche e buoni spunti solisti. Su tutto questo poi cala la voce di Davide Galzarano, dalla tonalità modulata (“Ottobre Uccide”) e interpretativamente degna della buona musica dei suoi compari, visto che propone anche un considerevole quantità di toni ruvidi. Le prime batture di “San la Muerte” lasciano pensare da subito a dei Ratos De Porao nostrani, ma l’evoluzione del brano apre scenari inaspettati. I 36 Stanze amano trasfigurare le parti centrali dei propri pezzi, aprendo dei bridge o parentesi strumentali oppure ancora momenti che sorreggono assoli. Ottima idea e per niente da poco visto che i pezzi poi non sono mai di un minutaggio elevato. “Calibro 36” è una graffiante versione di un thrash quasi alla Anthrax anni ’90 o alla SOD, dove quindi trovano spazio sonorità contaminate dal noise, thrash, un falso rap o hardcore vocal style (ma questa modalità di cantato è al suo massimo in “Uzi”) che coinvolge e scomoda. “Ottobre Uccide” potrebbe tranquillamente passare per radio. Commerciale? Macchè, melodia su un tessuto distorto dannatamente rock e punk, nel suo concludersi. “Dracula”, canzone introdotta dalla breve escursione acustica “Kaila”, è forse il momento migliore perché in questa canzone di oltre sei minuti la band fonde più cose, stili, ma anche abilità compositive ed esecutive. Il risultato generale è che il messaggio insito nella musica arriva direttamente ai sensi dell’ascoltatore. La vivacità dei musicisti, la bellezza delle canzoni, i suoni ben definiti tutto si completa in un insieme. Non so se qualcuno di voi conosce o ricorda i Negazione, ma sotto certi aspetti i 36 Stanze mi hanno ricordato la fase matura e finale della gloriosa band torinese . La band di Fidenza però non merita raffronti o rimandi in quanto credo sia degnamente capace di esprimere una propria personalità. Le mie lodi le hanno ricevute, ma alla band servirebbe un’etichetta che creda in loro.
(Alberto Vitale) Voto 8/10