(Autoproduzione) Debutto auto intitolato per A Day In Venice, progetto nato verso la fine del 2013 a Trieste grazie al poli strumentista e compositore, oltre che poeta e pittore Andrej Kralj. Il genere proposto è un mix di doom, avant-garde e gothic metal, che fonde insieme riffs lentissimi tipici dei primi Cathedral con melodie malinconiche che hanno reso grandi acts come Paradise Lost e Anathema, mentre i My Dying Bride influenzano il loro lato teatrale, accentuato anche da una voce pulita femminile e una lirica maschile. Lo stile canoro di Andrej, invece si assesta su una particolare e insolita via di mezzo tra growl e screaming, abbastanza differente dalle voci profonde in questo genere, trasmettendo un feeling oscuro e malato. I brani sono stilisticamente variegati, eppure lo stile non ne viene snaturato. Si va dal doom ossessivo dell’opener, la strumentale “Into A Luxurious Masquerade”, caratterizzata da un riff plumbeo e da un’ottima accelerazione nel finale in cui la chitarra e i sintetizzatori duettano, ad elementi post rock, con atmosfere alla Radiohead su “Tower Of Gold” che si alternano con parti di chitarra semplici ma molto efficaci. La title track verte decisamente su sonorità avant-garde e i synths tessono sonorità di archi di grande atmosfera, mentre nella successiva “Your Bread, My Flesh” si susseguono parti di organo e riffs di chitarra, con qualche spruzzata di atmosfere space rock. “The Coming” ci riconduce ad un sound più doomy, con chitarre cadenzate e la voce espressiva di Martina Feri a condurre le danze. La lunga “As The Ship Docks” è una canzone dalle tinte drammatiche e teatrali, dove Andrej si avvale della collaborazione del baritono Goran Ruzzier che da un tocco di maestosità al brano. Pregevole anche il riff in coda alla conclusiva “Klapjice”, orecchiabile e immediato. Tenendo conto che tutti i brani sono stati composti dal solo Andrej Kralj, stupisce come sia riuscito a ottenere un prodotto eterogeneo, a dimostrazione delle ottime compositive di un artista che sarebbe un peccato se passasse inosservato.
(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10