(AFM) Gotici. Elettronici. Vagamente pop. Estremamente potenti. E’ sempre la Germania il paese giusto per queste bands che sono in grado di miscelare potenza metal, decadenza gotica in un contesto vendibile, proponibile, di tendenza, pop. Gli A Life Divided, come i Darkhaus, riescono a creare un sound non certamente ovvio, ma nemmeno troppo difficile o impenetrabile: la dose di potenza è sempre alta, si arriva su tempi tirati, ma l’impostazione è sempre orientata al pubblico, alla fruibilità da parte del pubblico. Pubblico? Certo, forse quello tedesco! Perché nel nostro paese questo sound è già il metal più estremo e -ammesso una band simile fosse in grado di progredire- rimarrebbe confinato in un underground triste e povero. Per gli A Life Divided, invece, le cose marciano decisamente meglio: E’ il terzo album del quartetto (quintetto con il tastierista). Ottimi traguardi raggiunti quali prima posizione nell’Amazon download chart, numero 1 nella chart alternativa tedesca (esiste in Italia una cosa simile?). E non dimentichiamo il tour con gli Apocalyptica. “Human” offre 13 tracce e tutte sono potenziali hit, ma sono tutte molto sincere, cantate e suonate con passione e schiettezza. Fantastica e coinvolgente, specialmente nella parte cantata la opener “Burst”. Dinamica e molto goth-pop “The Most Beautiful Black”, dove si conferma la grande capacità e personalità del singer. Coinvolgente “Inside Me”, poderosa “Own Mistake” con un ritornello memorabile. Super elettronica e nostalgica anni ’80 “Right Where I Belong”, molto pop gothic “Just Nothing” mentre una certa gamma di sonorità dark metal torna con “Could You”, un pezzo che potrebbe appartenere ai Paradise Lost di fine ’90 – inizi 2000. Travolgente l’elettronica di “Drive” e pure quella di “My Apology”, un pezzo oscuro e meravigliosamente romantico. Grintosa “Life Forever”, intensa “Lay Me Down” e veramente ben riuscita la conclusiva “Happy End”. Metal? Non metal? Il confine è confuso. Certo, siamo lontani dalla cattiveria a base di sole chitarre. C’è molto pop, c’è molta tendenza. Ma è musica molto ben suonata, molto ben concepita, ricca di atmosfera, con musicisti molto capaci, un singer fenomenale ed una resa globale poderosa sempre oscura, sempre orientata a band come i Depeche Mode, sempre carica di ritmo ed energia. Poi, è cosa nota, è sempre una questione di gusti. C’è gente che detesta i tre album synth dei Paradise Lost. Io? Li adoro.
(Luca Zakk) Voto: 8/10