(Avantgarde Music) Dopo un debutto tendente all’atmosferico, il duo italiano morde con forza una evoluzione verso un black più aggressivo, più oscuro, più penetrante, circondando interessanti concetti lirici con evoluzioni sonore che rifiutano di farsi rinchiudere dentro regole di genere ben precise. Musicalmente siamo davanti ad un’opera contorta, complessa, ricca di dettagli: ogni ascolto apre un nuovo portale che svela ulteriori penetranti dettagli celati dentro quella generale furia di stampo black metal. Basta un brano come la lunga “Atoning Monuments” o la suggestiva “Nethermost” per rivelare la genialità compositiva degli artisti. Se la musica trascina con prepotenza attraverso un viaggio sensoriale intenso, a livello lirico gli A Pale December hanno voluto andare decisamente contro corrente rispetto alle tematiche tipiche del metal, esaltando quindi sconfitta e disperazione, i perdenti, i sottomessi, chi molla e abbandona senza cercare di insistere, di perseverare e di avere successo. Questo però cade dentro un’ottica tutt’altro che fuori luogo: che senso ha ottenere qualcosa in una vita effimera, di breve durata, in questa umanità che rappresenta solo un fugace battito di ciglia nel tempo infinito dell’universo? Alla fine vinti e vincitori, eroi e codardi, saranno tutti accomunati dalla morte, l’unica entità che ci tiene veramente in pugno: quella fine, quell’epilogo che in un modo o nell’altro ci stimola, ci fa muovere, ci fa prendere decisioni… oltre che offrirci la porta d’uscita, la soluzione ad ogni male, il rimedio assoluto, la fine di ogni sofferenza… rivelando però che quel sentiero in salita che ci piace chiamare vita, alla fine, conduce solo verso quell’ultimo baratro, verso l’oscurità. Verso il nulla, verso l’oblio eterno.
(Luca Zakk) Voto: 9/10