(Wraith Productions) Spiazzante. Non saprei definire questo album in altro modo. Confesso di aver ascoltato questo “Liber DCLXVI” almeno una decina di volte senza venirne a capo, talmente è strano e di difficile comprensione. Il concept su cui ruota questo lavoro è l’Apocalisse di San Giovanni e devo dire che la musica rappresenta perfettamente il caos e la devastazione apocalittica. Il genere di base è un black metal sinfonico in cui si intrecciano pianoforti e orchestrazioni, stacchi jazz e fusion, blast beats e una voce in screaming isterica da far impallidire Burzum ai tempi di “Aske”. A volte le partiture sono aggrovigliate, come ad esempio quando chitarre e la batteria viaggiano a velocità sovrumane e a queste si sovrappone il pianoforte o l’hammond, creando un suono impastato ai limiti della cacofonia. Provate a immaginare gli Aborym più industriali che fanno una jam session con Burzum e i King Crimson; aggiungete partiture orchestrali e cori lirici e potete farvi una vaga idea di come suona questo folle progetto. Ad un ascolto superficiale il tutto può sembrare un’accozzaglia di riffs inframezzati da stacchi messi a casaccio. Ma se si ha la pazienza e la costanza per venirne a capo, ci si accorge che esiste un legame, quasi a formare una colonna sonora estrema per un film sull’Apocalisse. La produzione è gelida, ma allo stesso tempo fa risaltare ogni strumento. Le chitarre hanno la tipica distorsione black metal, alla quale si sovrappone il suono vintage dell’hammond, quello caldo e avvolgente del basso (mai come in questo frangente in evidenza in un album di musica estrema) e la batteria che, tra un blast beat e una ritmica marziale, trova il tempo di lanciarsi in tempi dispari e partiture dal sapore progressive. Le canzoni sono tutte molto lunghe ma non stancano, tanta è la varietà proposta in ogni singolo passaggio. Un album che necessita di svariati ascolti, ma una volta assimilato avrete tra le mani una delle opere più folli e geniali che vi sia mai capitato di sentire.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10