(Candlelight Records) È ovvio che per vendere il proprio prodotto ognuno tira fuori parole grosse, concetti lusinghieri, ma quando la Candlelight scrive che “The Accuser” è la migliore prova degli Abigail Williams da quando sono nati, il giudizio è assolutamente condivisibile. Si, perché Ken Sorceron (ormai l’unico in formazione dal 2004, l’anno di fondazione) ha letteralmente spostato in avanti il grado compositivo e qualitativo in generale, di questa formazione che è parte di una mai troppo esaltante scena black metal americana. Gli Abigail Williams sono al quarto album, l’ultimo “Becoming” (QUI) è parso carino, forse meno ispirato di “In the Absence of Light”, di certo più evoluto di “In the Shadow of a Thousand Suns” eppure non ancora l’apice compositivo per una band che il black metal tenta da sempre di suonarlo per davvero, senza storpiature e un po’ all’europea. Oggi invece questo sforzo diventa l’apice del pensiero di Sorceron e degli Abigail Williams, ovvero Charlie Fell (Lord Mantis, Nachtmystium, Cobalt), Will Lindsay (Wolves In The Throne Room, Nachtmystium, Indian), Jeff Wilson (Wolvhammer, ex Nachtmystium) e Neill Jameson (Krieg, Twilight). Black metal ferale e selvaggio a causa anche di distorsioni crude e feroci. Tappeti ritmici veloci e spietati, voce in scream, dunque diabolica e urlante, folle e dannata. Non è solo la velocità o un atteggiamento guerrafondaio che predomina nell’album. “The Cold Lines” è lenta e ipnotica, oscura e terrificante, ma anche psichedelica (sfumatura questa poi ripresa anche altrove) e con un battito ritmico insistente e tribale. Un momento ispirato che appunto va oltre il fare nichilista del black metal, come anche nella conclusiva “Nuummite”, altro modello psichedelico fatto di oscurità e abissi lontani. La band si concede qualche composizione più lunga del normale, ma l’intenzione diventa anche un motivo per inserire più elementi, variazioni e qualche bridge in più. Le canzoni appaiono comunque omogenee, pure nei contesti non totalmente black metal, come “Will, Wish and Desire” che dà l’idea di un heavy che sconfina nel black metal e viceversa, con un suo scenario epico, e “Forever Kingdom of Dirt”, canzone che indugia in soluzioni blackene. Interessanti alcuni assoli di chitarra, perché potrebbero essere ospitati anche in dei contesti rock, per come sono melodicamente costruiti. Un qualcosa di prezioso in più, in questa oscura e gelida nuova landa sonora degli Abigail Williams.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10