(Comatose Music) Stesse modalità anche per questo nuovo album, dopo il buon “The Art of Violent Torture” (QUI recensito) dello scorso anno. I russi degli Urali tirano all’ascoltatore il loro brutal death metal fatto con ritmi a mo’ di un motore diesel, qualche riff che progredisce tra il confine del thrash e del death, per un clima comunque da obitorio e alta macelleria. Apprezzabili per la chiarezza nei suoni, un songwriting comunque dinamico, gli Aborted Fetus tuttavia non presentano sostanziali novità con questo sesto album. Si dimostrano comunque fieri e abili manipolatori del genere. Gli scatti violenti sono spesso intervallati da soluzioni in mid tempo che rievocano spunti gore, virate neo-thrash metal e soprattutto soluzioni della scuola americana, dove i momenti lenti e tenebrosi ricordano gli Obituary. Un insieme di cose che tutto sommato rende fluente questo nuovo atto di morte e follia, dove Igor Stafeev con il suo vocione gutturale si prodiga senza sfinimento.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10