(Agonia Records) Considero gli Aborym come una delle bands più innovative, geniali e personali mai partorite nel suolo italico. La formazione guidata sin dal 1992 dal cantante Fabban, nel corso degli anni ha rivoluzionato completamente il proprio sound, mantenendo però una coerenza nel creare atmosfere oscure e malate. Partiti come black metal band pesantemente influenzata dal noise / industrial, gli Aborym hanno stravolto completamente il proprio stile, aumentando a dismisura la componente elettronica, eppur mantenendo quella malvagità tipica della musica estrema. In un certo senso, potremmo paragonare “Shifting.negative” a quanto fatto da Mortiis nell’album “The Great Deceiver”, dove le atmosfere gelide del black metal vengono rilette in chiave industrial, solo che nel caso degli Aborym abbiamo maggior varietà stilistica ed una genialità fuori dal comune. “Decadence In A Nutshell”, ad esempio parte cadenzata e melodica, avvicinandosi a certe cose di Marylin Manson, per poi accelerare repentinamente con un riffone thrash che rallenta subito in una ritmica sincopata dominata dai sintetizzatori, seguiti da assoli impazziti ancora di matrice thrash, mentre le vocals di Fabban conferiscono un’atmosfera malatissima. “10050” inizia come un pezzo punk / hardcore davvero incazzato, tra i primissimi Type O Negative ed i Ministry di “Psalm 69”. Non mi voglio dilungare ulteriormente in un noioso track by track, anche perché ci troviamo davanti ad un lavoro talmente variegato che qualsiasi descrizione non potrebbe rendere l’idea di che razza di disco sia uscito dalla mente malata di Fabban, che con “Shifting.negative” surclassa buona parte degli album in ambito industrial usciti negli ultimi anni. Capolavoro!
(Matteo Piotto) Voto: 10/10