(Selfmadegod Records) Secondo album in studio per la band di Cleveland che si dimena in un arruffato e istrionico death metal-grindcore. Abraded compongono e suonano undici pezzi per “Unadulterated Perversity”, per una durata di oltre i trentatré minuti e passando tra un feroce e saettante thrash metal con inflessioni hardcore in certi casi, passando poi per momenti di un death metal con derivazioni semi-gore e poi via in territori sfrenati appunto segnati dal grindcore. L’album vede una registrazione piuttosto particolare, non sembra che tutti gli strumenti siano stati trattati allo stesso modo e comunque il missaggio probabilmente ha dato un taglio definitivamente squilibrato ai livelli dei volumi, tuttavia ogni pazzia dei membri della band raggiunge comunque l’orecchio e offre un guazzabuglio di death estremo con le sue derive grindcore. In questo melting pot dell’estremo balza all’orecchio la chitarra a tratti stupefacente di Evan Crouse. Stupefacente perché oltre a una buona sequela di riff si lancia anche in svisate e assoli, nonché fraseggi improbabili, tipo di natura blues, che emergono da questo blocco nel quale ritmi altalenanti e truci, linee di basso che doppiano le chitarre e o provano a staccarsi alla bisogna, creano una dimensiona balorda ma avvincente.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10