(Blues Funeral Recordings) Interessante incrocio tra il ruvido dello stoner, l’emozionale del post metal, l’etereo dello shoegaze ed una indiscutibile vena marcatamente grunge. Il quinto album di questa band di Denver, in Colorado, è provocante, pungente, coinvolgente, proprio grazie a quella costante divagazione tra i generi che rende difficile un chiaro collocamento, continuando a stimolare, a punzecchiare, a stuzzicare. Brani come “Turn It Off” sembrano davvero pezzi grunge anni ’90… ma quelle sonorità extra, quelle componenti tanto ruvide quanto catchy, quella pesantezza resa poi suggestiva da un concetto sonoro sfuggente, generano un effetto emozionale molto particolare, decisamente caratteristico. Graffiante e lacerante “Tomorrow”, melodica nella sua irriverente sporcizia sonora “Fire Waltz”, dannatamente catchy “Etherol”. Imprevedibile “Lungfish”, introspettiva “Narc”, misteriosa e ricca di suoni acidi “Death Om”. C’è del rock’n’roll dentro un’ondata di grunge con “Crack Aunt”, con la dose del rock -anche se molto tettro- in forte aumento con la conclusiva title track. Dieci brani accattivanti, sempre inneggianti al grunge, pur iniettando quelle componenti che generano una piacevole instabilità, una intensa curiosità, una costante e rigenerante imprevedibilità.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10