(ATMF) A distanza di cinque anni dal precedente “Historia Nobis Assentietvr”, ritornano i Triestini Absentia Lunae, tra le più fulgide realtà tricolori in ambito estremo. Non è facile inquadrare “Vorwarts” in un genere specifico: in esso si trovano elementi death metal, parti epiche ed evocative con voce pulita, sfuriate black metal e ritmiche fredde e marziali, affini allo stile intrapreso dai Mayhem su “Grand Declaration Of War”, album che ha segnato una svolta nel sound della band Norvegese. Altra band a cui possono essere accostati sono i Mysticum, soprattutto per quanto riguarda il sorprendente drumming di Anamnesi, furioso e potente come raramente mi è capitato di ascoltare. “Dissolution Mechanism” parte marziale, con la batteria che detta una marcetta militare, prima della deflagrante accelerazione sulla quale si staglia la voce di Ildanach, bravo a variare impostazione, alternando uno screaming feroce a parti declamate. Più vicina al black tradizionale, la successiva “Furor Of The Monuments” è aperta da un riff sinistro alla “Freezing Moon”, che precede una sfuriata annichilente, prima di u nuovo rallentamento dove la voce si fa pulita, quasi baritonale, per poi assestare la mazzata finale con una nuova accelerazione al cardiopalma. Ancor più furiosa si rivela “Rapace Planare”, brano caratterizzato da riffs velocissimi e un drumming davvero disumano, con parti cantate in Italiano, cosa che caratterizza un po’ tutti i brani, dove fanno capolino di tanto in tanto vocals in lingua madre. La title track è il pezzo più lungo dell’album, dove la band sfoggia una grande abilità nell’unire in maniera omogenea riffs serrati, altri cadenzati, vocals brutali e canti monastici. Ritornano le ritmiche marziali nella conclusiva “L’arrivée”, introdotta nuovamente da una marcetta militare, che si interrompe per lasciare posto ad una parte recitata, in cui la voce è sussurrata, mentre in sottofondo parte una musica solenne, ideale colonna sonora per un film bellico. Un album che dimostra come il black metal possa evolversi senza perdere la malvagità che lo caratterizza, cosa in cui molte bands blasonate hanno miseramente fallito.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10