(Avantgarde Music) Secondo album per questa sconosciuta one man band – anche se trovo curioso che nelle note di stampa l’etichetta citi i Mesarthim come termine di paragone – che propone sintetizzatori, trance e beat elettronici, sui quali si aggiungono chitarre distorte e un cantato in scream. Immaginate dunque il black metal, scorporato di qualche sua parte e compensato da sintetizzatori dell’era trance, synthwave e IDM. Qualcosa di diverso ma al contempo complementare. Elettronica e black metal non si sposano per la prima volta, tuttavia in questo caso sembra che il nucleo elettronico sia nato anche prima e che solo dopo sono stati innestati i momenti estremi. Al di là di ogni impressione soggettiva e non, Abstract Void è qualcosa di riuscito, sia negli atti veloci e in quelli che lo sono meno. Il trittico “Disconnected”, “Joy Night” e “A Reflection of Dying Past” sposano al meglio le anime degli stili summenzionati. L’alleanza tra sintetizzatori e chitarre, con i primi sempre predominanti, è ben riuscita. Complessivamente gli oltre trentasei minuti hanno qualcosa da dire e sviluppano delle trame, forse dallo svolgimento un po’ seriale, che sanno essere stranianti per l’ascoltatore, oltre a trasmettere un’emozione spesso diversa dalla precedente.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10