(Terror From Hell Records) In un clima ecclesiastico di adorazione della morte, dopo il fantastico “Feretri” ed il superlativo “Strange Rites of Evil”, tornano gli italiani Abysmal Grief, i quali ormai occupano con prepotenza il trono dei signori dell’occulto. Vita, felicità, sogni e luce vengono azzerati immediatamente da un lunghissimo ed estremamente tetro intro, oltre tre minuti inquietanti e destabilizzanti che impostano il perfetto mood per “Behold the Corpse Revived”, un brano aperto da un violino agghiacciante che domina su quei riff doom che ormai la band riesce ad incastrare con perfezione, generando headbanging da una parte e ipnotismo dall’altra, con un growl particolarmente feroce ed intensificato. Capolavoro “Maleficence”: motivo magnetico, devastante, insolente… che si sovrappone ad un riff lineare, diretto, semplice ma lacerante ed immensamente doom, denotando la maestria occulta del master mind Regen Graves. Incisiva e pregna di malvagità “Witchlord”, brano perversamente clericale, con un growl oppressivo e glaciali guest vocals femminili. “When Darkness Prevails” è un brano -una preghiera- che congela il sangue e paralizza il cuore, mentre la conclusiva “Ruthless Profaners” è doom d’autore, con tastiere esaltate la massimo, un doom che solo gli Abysmal Grief riescono a portare nel mondo di noi vivi. “Blasphema Secta” rispetto ai lavori precedenti risulta più estremo, più violento, più pesante… ma anche sempre più lontano dal mondo dei vivi, lontano dal sole del giorno, lontano da ogni fonte di luce che non sia di origine spirituale. Immaginatevi una lugubre, fredda, marmorea cattedrale in decadimento, affiancata da un cimitero silenzioso nel quale sono sparpagliate lapidi instabili popolate dalle crepe del tempo. Il luogo sacro sembra abbandonato, ma qualche passo stanco echeggia ancora nelle navate, qualche ombra vibra alla luce di candele deformi, rivelando il lato malato, malefico e maledetto di una religione basata su teoremi di morte e teorie di tortura. Avete appena immaginato “Blasphema Secta”.

(Luca Zakk) Voto: 10/10