(Satanath Records) Sono quattro minuti di suoni atmosferici ad introdurci nel mondo fuligginoso di questo combo francese, dedito ad un Doom oltremodo lento e reverenziale. Con suoni tanto dilatati ci sarebbe stata bene una vociona pulita e profonda. Invece del cantante non è dato sapere nemmeno se sia di questo mondo, tanto distorto e cavernoso risulta il suo prodotto vocale (probabilmente lo stesso suono che ha dato il nome al gruppo). Ogni traccia mantiene una marcata componente ambient, resa ancora più imponente dagli strumenti, quasi che questi ultimi siano stati inseriti per accompagnare i suoni di sottofondo e non viceversa. L’idea è che il funerale sonoro in atto non sia per un essere umano, ma piuttosto per una creatura meccanica, arrivata alla fine dei suoi giorni, mangiata dalla ruggine e dalla tecnologia pantagruelica che avanza. Quasi fosse un inno ad una rivoluzione industriale di un altra epoca che lascia spazio al futuro che verrà. Inauditi.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10