(Autoproduzione) I francesi Abysse hanno impiegato tre anni per realizzare questo album. Nel 2008 incisero un EP e poi partecipazioni a compilation e alla fine son passati tre anni e nel mentre hanno ordinato le idee che reggessero questo “En(d)grave”, un debut album che loro definiscono “instrumental post metal”. Personalmente toglierei di mezzo il termine “post” che pure calza bene, ma a questo punto non sarebbe inadeguato scriverci anche “mathcore” o “thrash metal oppure “crossover”. Invece “En(d)grave” è semplicemente instrumental metal: niente cantato, suoni poderosi e che a tratti impazziscono, distorsioni imponenti e mai spente, melodie che sorgono e vivono per un lasso di tempo sempre breve e poi muoiono, sepolte da strutture ritmiche e da riff che si sommano a queste. La scrittura dei pezzi ha prodotto un risultato importante e cioè che i brani di “En(d)grave” hanno una fluidità che riesce ad esserci nella quasi totalità dei pezzi. Gli Abysse hanno il merito di riuscire a catalizzare l’attenzione dell’ascoltatore già dall’opener “Eagle of Haas” , un risultato sorprendente visto che dura quasi 9′ ed è tra i brani certamente più heavy. Le melodie che a più riprese si staccano dal binomio di granito del riffing-drumming, creato da Barbaud e Véron alle sei corde e Pineau batteria, completa Cas al basso, oltre ai coinvolgenti assoli delle chitarre. “Mastodon” è uno dei due pezzi più brevi, ha un tocco alla Metallica, “Sharp and Chrome” è l’altro ed è certamente tra quelli più riusciti nell’ allineare tutte le melodie dal primo all’ultimo secondo del pezzo. “Golden Life” possiede un incipit lento e lisergico, monta in spessore sonoro, ma le distorsioni e il riffing ha un ché di noise, di psichedelia, infatti c’è una pausa, una sospensione con arpeggio e un fraseggio timido, poi irrompe di nuovo l’indole metal ma in realtà le pesanti e distorte chitarre producono note che hanno uno stile quasi rock seventies. I pezzi in totale sono 7 e l’album arriva a quasi 45′, comportandosi come una marcia imperiale, come una fiera esposizione di forza ma con rifiniture melodiche. Non posso nascondere che la lunghezza dei brani è una prova che riesce a diventare ardua per l’ascoltatore. Come ho sgià critto “En(d)grave” possiede due pezzi brevi e la resa di questi, confrontata con quelli di 6′, 7′ e oltre, mette in evidenza un sound più estenuante, ma che è ancora un laboratorio. Eppure gli Abysse hanno energia e la volontà di proseguire il discorso strumentale possiede un suo fascino.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10