(Napalm Records) Gli Accept: sono in giro da quasi cinquant’anni… di metallo ce ne hanno versato addosso, senza pietà, con energia, con furia. Ma “Humanoid” ha un tocco diverso: lo ascolto e lo riascolto, senza riuscire a togliermi dalla testa che questo è il loro primo album in grado di trasmettermi la furiosa energia di un altro iconico album di un altra leggendaria band: “Painkiller” dei Judas Priest! Si, perché i testi sono gloriosi e trionfali, le chitarre di Hoffmann e Lulis sono taglienti ed il falsetto graffiante di Tornillo è più metallaro che mai! Certo, anche il precedente “Too Mean to Die” spingeva forte, un disco non scherzava (recensione qui), ma per chi scrive, “Humanoid” genera vibrazioni eccessive, quella voglia di uscire in strada con in mano una catena, fronteggiando e sconfiggendo chiunque sia ponga tra noi e… l’heavy metal, esattamente come fece (e fa ancora!) “Painkiller”! Forse la spiegazione sta proprio nei testi, che in entrambi i casi delle title track, parlano di una creatura mezza umana e mezza meccanica, indistruttibile e guerriera, cosa poi confermata con la bellissima “Frankenstein”, una storia eterna che vuole essere la metafora della cattiva sorte come causa dell’emarginazione. Coinvolgente “Man Up”, pungente la super melodica “The Reckoning”, iper classica oltre che poco amichevole “Nobody Gets Out Alive”. Seducente la ballad “Ravages Of Time”, oscura ed auto celebrativa “Unbreakable. Profonda ma senza dimenticare quel tocco epico “Mind Games”, rock all’ennesima potenza con “Straight Up Jack”, prima della conclusiva e rocambolesca “Southside Of Hell”. È il migliore disco degli Accept? Sicuramente no, mi uccidereste se dichiarassi una cosa simile! Dopotutto ce ne sono altri diciassette tra i quali scegliere! Però, oh, questo “Humanoid” a me trasmette una carica di adrenalina travolgente, un totale assalto, una colata di metallo rovente irresistibile! Dopotutto la musica è così, è fisica, è carnale… se ti prende non puoi far altro che lasciarti andare!
(Luca Zakk) Voto: 9/10