(Nuclear Blast) Sembra non conoscere pausa lo stato di grazia degli Accept, band che in quattro anni (tra il 2010 ed il 2014) ha saputo sfornare tre dischi, uno meglio dell’altro, dopo un periodo di appannamento corrispondente alla temporanea reunion con lo storico singer Udo. L’entrata in line up di Mark Tornillo ha portato nuova linfa in seno alla band, la quale nel frattempo ha ritrovato l’ispirazione dei tempi migliori. Sono passati tre anni dal precedente “Blind Rage”, un disco che ha riscosso un grande successo un po’ ovunque. Sinceramente, pensavo fosse impossibile poter bissare un album qualitativamente ineccepibile come quello, ma come al solito gli Accept hanno saputo stupirmi. “The Rise Of Chaos” presenta tutte le caratteristiche che ci si aspetta debba avere un album degli Accept: riffs taglienti come rasoi, assoli tecnici e decisamente ispirati, vocals isteriche e ritornelli che ti ritrovi a cantare già dal primo ascolto. “Die By The Sword” apre l’album nel modo migliore, con una ritmica arrembante, non lontana dal power dei Grave Digger (non a caso, insieme a Wolf Hoffman, alla chitarra troviamo Uwe Lulis), con un pre chorus che introduce ad un ritornello estremamente semplice ma efficacissimo. La title track, utilizzata per il video promozionale, è diretta, anch’essa dal refrain subito assimilabile, non lontana dalle sonorità di “Stampede”. La vena hard rock che da sempre caratterizza la band, si manifesta in brani cadenzati ed anthemici, come “Koolaid” e “Analog Man”, quest’ultima decisamente AC/DC oriented. “Worlds Colliding” è un pezzo tipicamente ‘acceptiano’, con rasoiate di chitarra una ritmica cadenzata ma incalzante ed il refrain assolutamente catchy. Nulla di inaspettato o sconvolgente; “The Rise Of Chaos” è il tipico album che mi sarei aspettato dagli Accept. Un sound inconfondibile, riconoscibile sin dalle primissime note. Un sound che appartiene alla band al cento per cento, puro metallo teutonico suonato con maestria e classe innata.
(Matteo Piotto) Voto: 8/10