(Vic Rec.) Vincent Crowley era nei Nocturnus dagli inizi, prese poi una sua direzione e sul finire degli anni ’80 gli Acheron crebbero pian piano, demo dopo demo fino al 1992, l’anno di questo album di debutto. Interessato alla magia, tanto da essere un membro della Chiesta di Satana di Anton Szandor LaVey, Crowley ha sempre infuso nella propria musica quel senso dell’occulto e il satanismo più sfacciato e spiattellato. Lo stesso fece nei Nocturnus. “Rites of the Black Mass” viene riproposto in versione rimasterizzata, copertina rinfrescata e libretto interno ampliato con note scritte da Wannes Gubbels (ex di Pentacle e Asphyx) insieme a Crowley. Questo album è strutturato su un death metal robusto, oscuro, con cavalcate a metà tra Asphyx (band coetanea degli Acheron) e Bolt Thrower, si pensi a pezzi come l’inesorabile “Thou Art Lord” e “Cursed Nazarene”. Tuttavia innumerevoli e distintivi i momenti doom, come in “Ave Satanas”, esemplare trasmutazione del doom in death metal che diventa black e ritorna doom. Un sepolcro onorato con decadenza e maledizione. Registrato al Morrisound Studio dall’eterno Scott Burns (uno dei tecnici di studio che ha scolpito il sound death metal con Death, Obituary e tanti altri), “The Rites of the Black Mass” presenta una buona manciata di pezzi. Tutti ruvidi, formalmente essenziali, ma carichi di groove, di potenza, di un suono denso e pieno a prescindere dalla sua essenza di stile. Intro e intermezzi con litanie demoniache si frappongono tra i pezzi: servono ad accrescere la tensione, il senso dell’inferno, eppure è la musica la vera rappresentazione del male. All’album la Vic aggiunge anche due pezzi di un promo del 1990.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10