(Scarlet) Il nome Adimiron circola da tempo, nonostante chi scriva abbia avuto la possibilità di avere a che fare solo con l’album “K2”, dal quale è stata ricavata una buona impressione. Il sound dei romani Adimiron è piuttosto futuristico, ma la band forse si rivela strettamente metal, di carattere groove, nel suo essere. Sono poche le divagazioni nelle cose moderne, mentre tanta è la rabbia e pesantezza e tanta è la voglia di variare i pezzi e sprigionare raffiche di metal vorticante. Un sound che sembra prendere qualcosa dal djent metal, dal thrash, ma più di tutto fonde contrasti e atmosfere. Momenti di rabbia urticante, espressa da un cantato angosciato e urlante, vengono tallonate da atmosfere fredde oppure intricate per come le chitarre si arrotolano su se stesse o esplodono in cavalcate tiratissime, dove la tensione delle corde sembra venire fuori. Situazioni musicali che ricordano il concetto compositivo dei Fear Factory, dei Meshuggah, dei Prong, oppure di una sorta di industrial alleggerito, suonato e non campionato. C’è in “Timelapse” qualcosa che tende a un crossover dei giorni nostri (ascoltare la canzone “Liar’s Paradox dove quasi si sconfina nel progressive), dove suoni levigati e ben scolpiti riescono a evidenziare atteggiamenti tecnici anche nella coltre caotica di atmosfere glaciali e apocalittiche. Dramma e tensione gravano su queste costellazioni sonore che sembrano per esplodere o che già lo sono, esplose, e i vari frammenti si stanno espandendo e dirigendo verso spazi sconfinati. Ascoltare “Timelapse” è come seguire un groviglio nel quale il bandolo della matassa sonoro è sempre visibile.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10