(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Secondo lavoro per i blacksters francesi, freschi di firma con la nota etichetta connazionale. Adoperta Tenebris, però, è in realtà una one man band e G., la mente dietro, il progetto, non ama abbracciare una direzione stilistica univoca, puntando quindi a mescolare il black di matrice nordica con interessanti componenti death metal. La opener “We Were Giants” svela subito questa dualità, la quale si spinge oltre verso un’atmosfera doomy, lenta e crudele, deviando poi attraverso mid tempo interessanti, il tutto con un’aura pregna di oscurità, decadenza e provocanti idee melodiche. Il death metal è molto più chiaro e presente con “Vultures Over The Mass Grave”, mentre “In Our Mazes” ritorna su un black incisivo, mai esasperato, assolutamente profondo. Suggestiva e ricca di atmosfera “A Farewell To Hope”, un senso di gloria dannata emerge da “Utter Manifest”, un brano con ottime linee di basso… quelle presenti in certe produzioni black legate al passato, agli anni ’90. Più furia ma anche tendenze verso il black sinfonico con “Calvaire”, un pezzo che con ottime progressioni porta in ambito thrash, heavy metal classico e oscurità atmosferica, prima della conclusiva “The Season Of Gallows”, traccia più legata alle radici del genere, con i suoi suoni non definiti, la sua rabbia intrinseca esaltata dall’odio. Da segnalare che G. non ha voluto fare tutto da solo in modo assoluto: Äzh (Natremia, Defenestration, Lunar Tombfield) è dietro le pelli, mentre la gamma di ospiti provenienti dalla scena estrema non è certo trascurabile, visto che qui troviamo I (Incipient Chaos) e III (Incipient Chaos, Malkavian) impegnati rispettivamente con chitarra e basso nella traccia conclusiva, R.R. (RLHT, Inside We Die, Tromatized Youth) come ulteriore voce su ”Vultures Over The Mass Grave”, Mephisto (Natremia) su “In Our Mazes”, Cäme (Vcid, Incipient Chaos) su “A Farewell To Hope” e T.C. (RLHT, Sang Froid) su “Utter Manifest”. Con una registrazione non certo brillante, ma comunque in grado di rievocare i primi tempi della seconda ornata di black nordico, “Oblivion: The Forthcoming Ends” non riesce ad imporsi in modo particolare, a lasciare un chiaro segno… pur rimanendo un disco non certamente scontato, decisamente non prevedibile, sicuramente capace di farsi apprezzare, ascolto dopo ascolto, svelando anche certi sorprendenti momenti molto accattivanti.

(Luca Zakk) Voto: 7/10