(Ex-Tension) Il post metal dei francesi Aeris è qualcosa di indecifrabile perché poggia su pezzi totalmente strumentali, i quali giocano con umori o percorsi a volte tortuosi che si ripiegano su se stessi a causa di un certo tasso progressive e ascendenze jazz. Un sound atipico, molto personale che pronuncia melodie ma anche atmosfere oscure. L’album è diviso in tre parti, “Flame” e “Richard Horizon Robot”, di tre pezzi ciascuno, e “Captain Blood”, un solo brano. La prima composizione del primo trittico, “Fire Theme”, sebbene sorga con sonorità abbastanza nella norma dei canoni post-metal, si converte nella sua seconda metà in atmosfere inquiete, grigie e con la successiva “Hidden Sun” potrebbero far comodo anche a David Lynch per qualche suo film, mentre in “Rising Light” riemerge il fattore metal, sia per ritmiche che per un gioco del riffing che si erge su un refrain adrenalinico. Nella sezione “Richard Horizon Robot” si ha “Horizon”, brano minimale giocato su un arpeggio tra lo psichedelico (più per la sua ripetitiva che per altro) e una rielaborazione di melodie orientali, mentre “Robot” è un post-metal energico con la linea melodica che è un sali-scendi schizofrenico. “Captain Blood” prende il nome della terza sezione e chiude l’album mettendo in mostra lo spirito compositivo dei quattro musicisti, fatto di strutture delineate da riffing e ritmiche serrate, ossessive e a tratti malinconiche e uggiose, ma sempre dall’elevato dinamismo anche per una vaga essenza jazz-fusion di fondo. Gli autori sono stati in orbita Sidony Box, Le Dead Projet, Lemurya e A Prison Called Earth e sono parte del collettivo semi-jazz 1name4acrew, di base a Nantes. Personaggi devoti alla sperimentazione, alla rottura degli schemi e alla loro conseguente riorganizzazione che raggiungono livelli di creatività interessanti con “Temple”. Gli Aeris si sono avvalsi della suggestiva creatività artistica della disegnatrice Clémence Bourdaud per l’artwork e il resto.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10