(darkTunes Music Group) Nati come una valente band di metal sinfonico, gli Aevum si sono aperti sempre più all’uso dell’elettronica, nonché a concetti di stile sempre diversi. Un’operazione che è durata nel tempo ma che ha portato a buoni risultati. Ora i torinesi si spingono anche nel terreno dell’electro-industrial metal e con dosi non trascurabili di pop, il quale si manifesta attraverso un’influenza dettata da ritmi più o meno standard, melodie catchy e motivetti a loro modo ruffiani. Saltano all’orecchio immediatamente trovate come “Lullaby”, canzone accattivante che mischia gothic, Paradise Lost, industrial e Cradle Of Filth. Anche “Desire” ha un suo piglio, sempre per un tono dark-gothic anche se nella sostanza le movenze del pezzo sono electro-new wave ma all’acqua di rose. Lascia senza parole “What’s In A Name”, sicuramente il miscuglio più catchy dell’intero album ma anche tra le canzoni calibrate in maniera diversa dal tutto. Stilisticamente distanti dal nucleo gothic e melodic/modern metal sono “Holy Alix”, tutta incentrata su elettronica accelerata, satura, martellante e con riff industrial da far sembrare la canzone un remix si se stessa. C’è poi “Lucretia”, anch’essa a metà tra disco e l’industrial. La title track invece è una buona strumentale nella quale le tracce di stile dance-industrial scompaiono ed inizia un altro mondo sonoro. Anche la seguente “La Signora dei Libri” abbandona i percorsi electro e industrial, per un cantato in italiano in una cornice metal mitigata, dove però la voce appare un po’ sotto nei livelli del missaggio, non l’unica purtroppo. “Wings Over The Ocean” e “Austerlitz” suonano come dei pezzi metal dal taglio si moderno ma dalla struttura canzone canonica, pur con interventi di elettronica. Queste però sono distanti dalle soluzioni in stile techno, dance e industrial di “#Jump” o delle già citate “Holy Alix” e “Lucretia”. “Glitch” ha i suoi momenti interessanti ed accattivanti, tuttavia c’è l’impressione che la band abbia calcato la mano su certi stili e suoni, causando due filoni di stile opposti. In questo album gli Aevum hanno osato, glielo si riconosce, però queste differenze rendono l’album una sorta di compilation con materiale che sembra preso da periodi diversi.

(Alberto Vitale) Voto: s.v.