(Transcending Obscurity) Il debut dei simpatici indiani Against Evil, dediti a un heavy metal classico e ortodosso, sarà per me occasione per un piccolo sfogo sul modo di recensire certi dischi in internet. “All hail the King” si costituisce di otto brani più intro: supera di poco i 35 minuti, ha dei bei momenti, è suonato e prodotto bene, ma non credo gli si possa attribuire nessun’altra qualità particolare… ora, vedendolo recensito con toni entusiastici su più di una testata, toni che io riserverei ai Saxon o agli Iron Maiden migliori, mi sono chiesto: o qui mi sto perdendo qualcosa io, e devo rivedere i miei parametri di giudizio, oppure alcuni siti, per motivi pubblicitari o per inesperienza dei redattori, hanno perso totalmente oggettività e capacità di giudizio… i miei voti (e ormai, con qualcosa come 3000 recensioni alle spalle, potrò dire qualcosa in merito!), quando vado a controllare, sono di solito fra i più bassi del web: magari la recensione girerà di meno, ma mi sento di aver dato un riscontro oggettivo ai lettori, perché se li incitassi a comprare a costo della vita dischi (pur discreti) come “All Hail the King”, mi sentirei onestamente di ingannarli. L’estendersi infinito del mercato, io credo, impone al recensore ‘serio’ di porre un discrimine netto: esistono dischi buoni, ma comunque che vanno nel mucchio, e dischi che valga davvero la pena acquistare. La distinzione deve restare chiara, anche per mantenere credibilità e fornire una bussola ai metalheads, che altrimenti non potranno che perdersi in un mare troppo grande… Fine dello sfogo, veniamo alla scaletta! “The Army of Four” dispiega un metallo classico e ritmato, il paragone più vicino mi sembrano i Majesty; melodie aperte, stentoree, convincenti. Muscolare anche la titletrack, con qualcosa degli Hammerfall di metà carriera, mentre a “Sentenced to Death” partecipa Jeff Loomis: il sound si adatta immediatamente a lui, facendosi più moderno e aumentando la dose di groove. Belle le chitarre dell’aggressiva “We won’t Stop”, mentre è epicheggiante, come era facile immaginarsi, la pompata “Gods of Metal”. Da una scena di cui sappiamo poco (o almeno di cui sa poco chi scrive!), un platter interessante.
(René Urkus) Voto: 7/10