(Satanath Records/Death Hammer Records/Heathen Tribes) Dopo un EP del 2015 arriva il primo album sulla lunga distanza. I greci Agos fanno leva sulla mitologia greca e sfornano un album che parla della loro storia e dei loro miti. Attraverso sette tracce, dal minutaggio tutto sommato corto, i nostri si tuffano nel death cattivo e virulento. I riff si insinuano con cattiveria in una batteria marziale, figlia dell’evoluzione del death del nuovo millennio. Stampata sopra la linea sonora, una voce che è da sola un omaggio al death del passato che conta. Le tracce non sono quanto di più contorto abbia partorito il genere ma si collocano un po’ sopra la media, risultando fresche e con la giusta dose di imprevedibilità. Certo, non è nulla di nuovo nel panorama mondiale, ma di certo la commistione tra vecchio death e sonorità più moderne rende il pacchetto finale piuttosto accattivante e appetibile ad un pubblico contemporaneo, senza dimenticare che siamo comunque in territori underground. Bravi davvero questi ragazzi, un debutto migliore era difficile da augurare.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10