(Nordvis / Bindrune) Un senso di oscurità esaltato da vocals strazianti e un black che amalgama sapientemente riff tirati con un delicato senso atmosferico, ai confini del sinfonico. Gli inglesi Ahamkara debuttano con un’opera intensa, quattro tracce lunghissime (totale oltre 47 minuti di musica) tutte grandiose, ricche di un senso trionfale e decadente allo stesso tempo, con linee elaborate per ogni strumento, a cominciare da tastiere e basso per arrivare ad un uso devastante della chitarra, quasi sempre spinta a livelli disumani. Un viaggio verso oscuri confini mentali organizzato da questo duo, dove
Michael (Hryre, Phaleg, Wodensthrone) copre tutta la parte musicale e di programmazione mentre Steve intossica l’aria con la sua voce perversa. Fantastico l’abbinamento di una perfezione sonora, una registrazione eccellente con un costante senso di black metal low-fi tipico degli inizi degli anni ’90: un fattore che rende “The Embers Of The Stars” superlativo, complicato, intenso ma anche brutale, sporco e capace di invocare quantità illimitate di male e distruzione. Contorta “Midwinter’s Hymn”. Trionfale e deliziosamente progressiva “On The Shores Of Defeat”. Pulsante ed essenziale nella sua grandiosa complessità “Lamentation Of A Wraith” mentre la conclusiva “To Invoke The Stars Themselves” offre una visione dell’universo, seguita da un viaggio brutale negli inferi per poi sfociare in una lunga sezione atmosferica, ricca di arpeggi e chitarre pulite le quali, affiancate da un assolo con fortissimo mood, conducono verso la fine dopo quasi un quarto d’ora di emozione. Un’abilità musicale e compositiva non da sottovalutare che richiama ispirazioni miste provenienti da Emperor, gli stessi Wodensthrone e pure In The Woods.
(Luca Zakk) Voto: 8/10