(High Roller Records) Trentaquattro minuti di heavy/speed metal come nel 1984: fine della recensione. Gli svedesi Air Raid conoscono bene il loro target di pubblico e lo servono alla perfezione: chi ama gli Enforcer, gli Striker, gli Steelwing, i RAM e la relativa compagnia scandinava può comprare a occhi chiusi questo album, il secondo per i giovanissimi di Gothenburg, così vintage che va preso per forza in vinile. Dobbiamo davvero parlare dei brani? Vincente il riff portante di “Bound to destroy”, e eccezionali le doti vocali di Arthur W. Andersson, che passa da un cantato roco a un falsetto halfordiano (ascoltare il finale per credere!). “Victim of the Night” è un mirabile speed d’annata, e anche “Wildfire” è una incessante tirata al vetriolo; dopo il grintoso strumentale “Flying Fortress”, che (se ce ne fosse ancora bisogno) fa da passarella per la coppia d’asce, c’è ancora tempo per i giri vagamente NWOBHM di “The Fire within” e per l’ubriacante “We got the Force”, che chiude l’album in furia e velocità. Con un po’ di personalità in più, gli Air Raid potrebbero presto guidare l’ondata di revival (se continuerà a durare…).
(René Urkus) Voto: 7/10