(Karisma Records) Se in passato gli Airbag erano una specie di assurdi emuli di bands storiche come i Pink Floyd (come spiegato nella recensione dell’album prima dell’ultimo, qui), ora il trio (erano un quintetto) ha intrapreso una direzione stilistica la quale rimane legata a certe origini ed ispirazioni, ma che cerca di andare oltre, rendendosi identificativa e in qualche modo personale. C’è molta malinconia su questo “A Day at the Beach”, ma anche moltissima energia, un punto d’incontro tra ambient atmosferico (si, dagli Anathema non si scappa), dark wave e metal. Bellissima e coinvolgente la opener “Machines and Men”, brano con una luce pulsante che si disperde in deliziose tenebre atmosferiche. Introspettiva la prima parte della title track, ai confini dell’ambient ricco di musicalità, con un sapore blues/rock sulla stimolante “Into the Unknown” (qui i Pink Floyds tornano ad essere una presenza forte). Oscurità ma divagazioni dalle tendenze meravigliosamente prog con “Sunsets”, profondità emotiva con la seconda parte delle title track, prima della malinconica e conclusiva “Megalomaniac”, la quale conduce con un’ottima chitarra rock verso un finale travolgente. Molto degli anni ’80, molta elettronica, ma anche molta tendenza alternativa che parte da un punto di vista cinematografico, come una suggestiva colonna sonora emozionale. Album che genera puro piacere: sicuramente la band non potrebbe esistere senza alcuni illustri antenati… ma gli Airbag ci sono ora, sono qui, in questo momento… e sono perfettamente in grado di ipnotizzare l’ascoltatore!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10