(Fighter Records) Ho sempre ritenuto i torinesi Airborn una delle band più dotate e sottovalutate della scena power italiana: i loro primi due dischi, per quanto ‘ingenui’, sono davvero delle gemmine di happy metal, e il seguito della loro carriera si è mantenuto su livelli eccellenti (ricordo ancora con piacere il loro “Legend of Madog”, dedicato alle leggende gallesi). Li ritrovo ora con la prima parte di una trilogia fantascientifica (la copertina mi sembra chiaramente ispirata a Blade Runner) e senza aver perso nulla del proprio smalto. Dopo una intro decisamente runningwildiana, l’inno autocelebrativo “Who we are” mette le cose in chiaro: melodia, power di ispirazione germanica e ritmi squillanti da primi Helloween e primi Gamma Ray la faranno da padrone! Cristallina la quasi-titletrack “Lizard Secret”, basata su un giro che non si dimentica; la ironsaviorana “Brace for Impact” è forse la canzone più vicina allo spirito dei primi due dischi. Una sezione strumentale ‘diversa’ e vagamente progressive anima “Here comes the Claw”, mentre “Land of the Living” è uno straordinario inno sulla scia dei Freedom Call più trionfali. L’ironica “Metal Haters” porta chiarissimo il marchio dei Gamma Ray di fine anni ’90; degna conclusione dell’album è la lunga e articolata “My Country is the World”, brano melodico e a tratti sognante, testimonianza delle capacità di songwriting di Alessio Perardi e compagni. Il disco si chiude con un rifacimento di “Cosmic Rebels”, dall’ottimo “D-Generation”, anche se per motivi affettivi continuo a preferire l’originale. Aspettiamo i seguiti della storia!
(René Urkus) Voto: 8/10