(Earth And Sky Productions) Il primo atto degli Aita è un album con quattro pezzi che toccano un minutaggio totale di oltre quaranta minuti, nei quali il black metal raggiunge vette atmospheric di grande intensità. Il nucleo melodico è composto dalle chitarre di Alessandro Mancini (Dragonhammer, Stormlord ecc.) e Mauro Ricotta, con l’aggiunta delle tastiere di Michelangelo Iacovella. Sono i tre perni delle trame melodiche di “I” che avanza in maniera docile o imperiosa, a seconda delle marce scaturite nei pezzi. La voce è del bassista Ivan Cenerini (dei Dyrnwyn, proprio come gli altri componenti che ne sono o ne erano parte). Determinati tratti melodici ricordano le atmosfere degli Agalloch ma gli Aita sono più energici e certe loro melodie si intrecciano con una fierezza imponente che ricorda qualcosa dei Falkenbach. Italiani, dunque, eppure il loro suonare ricorda il meglio del black metal d’atmosfera degli ultimi anni prodotto in Scandinavia. Aita pongono l’accento sulle linee melodiche, spesso ampie, continue che danno profondità e vastità a questo atmospheric che sembra allacciare più parti, frammenti, infine legati da melodie tematiche che ricorrono nei pezzi. “Il Nome Del Vento” apre per poco oltre dieci minuti “I” e rappresenta una composizione che porta in sé tutte le caratteristiche sopraelencate. Compreso un andare in blast beat finale che sembra un risorgere, come un’esplosione finale. “Artume” che segue l’opener mette su marce più elevate, con buone melodie che si sviluppano grazie alle tastiere e una struttura che nel finale si frammenta. “Tages” è un brano abbastanza struggente, la sua lunghezza importante, oltre dodici minuti, piazza al suo interno diverse parti sospese tra folk/pagan black metal e un a varietà strutturale. “Oltre Le Nevi” si apre con un’intro sinfonica e con le chitarre che estendono quel tema rielaborandolo con maestria e la voce di Ivan Cenerini con quel riverbero saturo sembra offrire un taglio più raw al tutto. Rappresenta infine il pezzo più spinto e dannatamente black metal dei quattro. Questo esordio ci porta il black metal nella sua essenza genuina, evocativa, germogliato in lande lontane e battute da un freddo infinito. Apprezzabile dunque sia l’impatto e la durezza del genere, quanto il suonare melodie che siano fedeli ad esso.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10