(Svart Records) Dopo ben sei anni tornano gli oscuri Ajattara, con sempre al comando Ruoja, ovvero Pasi Koskinen, front man degli Amorphis per quasi un decennio. Approccio quasi puro, il mio: ho adorato l’era Koskinen degli Amorphis, rimpiangendolo tutt’oggi… ma contemporaneamente non ho mai seguito gli Ajattara… ed inizio proprio ora, con il loro ritorno, con la loro rinascita. L’album è violento, oltraggioso, brutale e pure ricco di atmosfera. Cantato interamente in finlandese, lingua che suona armoniosa e dolce quando usata da bands rock & heavy, qui invece appare nefasta, aggressiva, violenta. Brutale ed infinitamente arrogante, quasi fosse possibile capire la fila di blasfemie oltraggiose urlate dal lead vocalist. “Saatanan Sinetti” apre il disco con una senso di devastazione immediato, per poi lasciare spazio al mid tempo melodico e vagamente tribale della stupenda “Ristinkirot”, dove il growl di Ruoja è ancora più estremo ed inospitale, mentre le chitarre disegnano riff ipnotici, il basso massacra e le tastiere creano atmosfera. Trionfale e remotamente symphonic black l’ottima “Suru”, brano nel quale Ruoja si esibisce con la sua stupenda voce clean, tanto famosa ai fans degli Amorphis. Tormentata “S.I.N.Ä.”, diretta “Amen” con un clean corale emozionante e suggestivo. “Ave Satan”, uno dei brani oggetto di video, è rabbiosa, malvagia, scontrosa ed irriverente. Complessa e evocativa “Uhrilahja”, travolgente la title track prima della conclusiva e contorta “Machete”. Il sestetto di Helsinki (line up invariata) è più estremo che mai. Letale e diretto, offensivo, crudele. Come dichiara lo stesso front man, “Lupaus” concentra sei anni di impedimenti creativi esterni alla band in un solo album, esternando dosi inconcepibili di rabbia, violenza, odio e ribellione.
(Luca Zakk) Voto: 9/10