(Andromeda Relix) Un album complesso perché profondo e con un’identità che si plasma lungo il corso dei brani. Poco più di mezz’ora intrisa di black metal a suo volta toccato da sfuriate doom, hardcore e riff di natura heavy. Un sound pieno, robusto ma chiaro, cromato di forza e concretezza. Distorsioni piene rivestono melodie drammatiche, epiche, figlie di atmosfere a tratti gotiche, continuamente scolpite con attenzione e dettate da un’atmosfera distruttiva ma a suo modo narrante. Il trio italiano espone i propri mezzi cimentandosi con abilità in ogni fase del songwriting, emergendo con aspetti peculiari e dettagli non da poco. “Brains” sono quasi sei minuti di crust-black metal con una voce, di H. Škrat, solenne e rabbiosa insieme che infonde una certa espressività a questa andatura ribelle, adornata anche di un assolo interessante. “Initiatory Death” stampa un calcione sulla faccia all’ascoltatore, con quelle tremule melodie black di puro stile anni ’90 con una progressione nella sua seconda parte di tutto rispetto, per come il trio attraversa più soluzioni nel brano. “Soul Corruption” è insinuante con quel ritmo basso e quelle trame malefiche che aleggiano come ragnatele in una casa abbandonata da decenni. Gli Akroterion hanno uno spettro di stile alquanto largo, tale da toccare più gamme di situazioni. I tocchi doom e gotici sono la zona più ‘easy’ nei pezzi, il lato più fruibile ma non per questo scontato. Resta una band oscura, capace di maledizioni, ma soprattutto di una portata melodica scorrevole e sia quando i pezzi sono svelti o brutali, sia quando le strutture iniziano a prendere più direzioni.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10