(Dead Beat Media) Debutto all’insegna dell’estremismo sonoro, questo “Reclaimed By The Forest” è uno degli album più ostici che mi sia capitato di ascoltare in ambito doom. Questo lavoro è nero come la pece, claustrofobico ed opprimente, e gli unici sentimenti che traspaiono sono tristezza e disperazione. Musicalmente, i Canadesi Algoma sono orientati verso lo sludge, grazie a riffs lentissimi concepiti per essere il più pesanti possibile, predominando sul lato prettamente evocativo tipico del doom, comunque presente nella title track, molto vicina alle sonorità di Black Sabbath e Saint Vitus. Le parti vocali, divise equamente tra il bassista Kevin Campbell e il chitarrista Darby Wilgwaas, sono urla di disperazione, un dolore che schiaccia ogni forma di melodia, alternando ruggiti non lontani dallo stile di Justin Broadrick dei Godflesh a grida più acute e lancinanti. L’opener “Bedsores” è di una pesantezza insostenibile, un rullo compressore che procede lento ma che schiaccia inesorabilmente tutto quello che incontra. La successiva “Fell Down A Well” si avvicina al noise, grazie al muro sonoro creato dalla chitarra iper distorta sulla quale si stagliano urla strazianti. “Tertiary Syphilis” è caratterizzata da un riffing stoppato e ipnotico, e un’alternanza tra le due voci che sembrano gareggiare su chi esprime più negatività. Dopo la buona ma ordinaria “Go On, Git”, caratterizzata da un classico riff doom, tocca alla lunghissima e splendida “Extinct Volcanoes”, dall’incedere funebre e snervante nella sua monoliticità interrotta nel finale da un’inaspettata accelerazione. Sicuramente questo non è un album per tutti: chi apprezza il doom più lento e asfissiante esulterà davanti a un lavoro come questo, mentre per quelli meno avvezzi al genere faranno una fatica titanica a portare a termine l’ascolto di questo monumento alla pesantezza sonora.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10