(Eleven Seven Music) La morte di Oli Herbert all’età di 44 anni, è stato un brutto colpo. Era settembre di questo anno quando la band ha annunciato che c’era un nuovo album in arrivo, anzi in quei giorni era ancora in lavorazione. “Victim of the New Disease” esce l’8 novembre e nove giorni dopo un’overdose di farmaci stronca Herbert. Se il singolo “Fuck Love” è sembrato un annuncio devastante su quello che sarebbe stato il nuovo album degli statunitensi, la canzone “Alone in the Dark”, un pezzo molto quieto e riflessivo, malinconico e straniante, diventa l’ideale firma a questo ultmo lavoro degli All That Remains con il loro chitarrista. Il velo di tristezza si è dispiegato anche sul successivo tour, nel quale la band ha investito le proprie energie e forza d’animo. “Victim of the New Disease” è il segnale di una formazione che ha sganciato da se molti dettami del metalcore, senza non poche critiche piovute dall’esterno, per rivolgersi a un metal più ampio, di fatto moderno e con alti e bassi nelle atmosfere o nella stessa durezza della propria musica. Questo è il tipico album di una band americana che riesce a passare da stati di forza travolgente, come il succitato primo singolo eoppure “Blood I Spill”, buon esempio di melodic metal dei nostri giorni, ma anche e in particolare la tritaossa title track, e canzoni estremamente docili, quasi alternative metal come “Just Tell Me Something”; tuttavia la band riesce anche a modulare queste due anime e “Everything’s Worong” è una buona sintesi del tutto. Oggi gli All That Remains sembrano essere tutt’altro rispetto a qualche anno fa, ma è piuttosto improbabile che Philipe Labonte e gli altri abbiano perso dei fan senza averne acquisito dei nuovi.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10