(Pure Steel) Gli Alltheniko, oltre che starmi simpatici, sono davvero bravi (l’ho già detto in occasione del precedente disco, QUI): mi fa davvero piacere che una band italiana così valida sia accasata con una etichetta prestigiosa come la Pure Steel. Il quinto full-lengthdei piemontesi dispiega un songwriting vario e maturo, ed è pure superiore al precedente “Back in 2066”! Chi ama lo speed d’annata, aggiornato agli anni 2000 e contaminato con le più varie influenze, qui si troverà a casa propria. L’opener “Tank of Death” è subito una corsa spericolata fra speed, thrash e anche un po’ di power, nel segno rassicurante degli Exciter ma anche con una buona dose di personalità. “Kaisersteel” spinge ancora di più in questa direzione, arrivando a passaggi blackened; martellante il refrain della titletrack, mentre con “Holy War, holy Fighters” gli Alltheniko rallentano un minimo, incorporando qualche elemento power in più (magari con qualche vago richiamo ai Rage). Nella matura e solida “Power to rebel”, il timbro vocale di Dave Nightfight cambia in modo significativo, passando a tonalità da dark metal: il risultato è molto accattivante e fa pensare sia al black che all’heavy metal classico. Anche la cover conclusiva di “Power and the Glory” dei Saxon, reinterpretata con altri singer underground, dimostra grandi capacità di rilettura dei classici. Sì, gli Alltheniko hanno sbagliato stato (sarebbe stata perfetta la Germania) ed epoca (il 1986?): ma hanno i numeri per farsi valere e conoscere anche in questo sciagurato 2015.
(René Urkus) Voto: 8/10