(Shaytan Productions) La religione e le sue assurdità sono il centro del discorso musicale dei sauditi AlNamrood (già recensiti QUI e QUI). Già in passato si è scritto che la band non ha mai svelato la propria identità, a suo dire per sfuggire alla possibile repressione per apostasia da parte delle autorità del proprio paese. Magari chi è nella band non vive neppure in Arabia Saudita, oppure è uno dei repressori? Nessuna provocazione o accusa gratuita, ma l’anonimato chiama domande, induce a porsele. La musica è notevole, questo blackened metal è costruito su melodie e ghirigori melodici di tipo arabico, conferendo così alla musica un’aspetto esotico in mezzo a tanta durezza. I suoni poi sono sempre ruvidi e con uno strato grezzo. Si apprezza come le canzoni siano strutturate tra i meno di quattro minuti e i quattro e mezzo, con la sola “Entiqam” a puntare agli oltre cinque. Questo permette ai pezzi di avere una struttura prefissata e affatto dispersiva. I riff sono trascinanti, dal piglio quasi thrash metal in alcuni casi. Un thrash forse slayeriano, prossimo all’oscurità e alle estremizzazioni del death. “Enkar” è un album molto più spinto rispetto al precedente e buon “Diaji Al Joor” (QUI recensito).
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10