(Autoproduzione) Dal Missouri mi arriva inaspettatamente uno di quegli album power metal sinfonico anni ’90 come piace a me: lo compongono gli Alsatia, formazione all’esordio ma con un sogno per niente modesto, ovvero quello di sfondare non solo in USA, ma anche in Giappone e in Europa! È incredibile come i nostri, piuttosto che somigliare ai grandi di riferimento (su tutti Sonata Arctica e Stratovarius), abbiano una dimensione underground così pronunciata da avvicinarsi piuttosto alle seconde e alle terze leve del genere (per gli ultraspecialisti, a me sono venuti in mente i primi Gaia Epicus, i Crystallion e i Symphonity). Il problema dell’album sono purtroppo le linee vocali e l’interpretazione del singer Scott Livingston, che in alcuni frangenti appare un po’ incerto e decisamente esile. A dire il vero, l’arrembante opener in doppiacassa “Kill to atone” sembrava immune da tutti i difetti che manifesterà poi il disco, e anche le fughe di harpsicord di “Eternia” andavano ancora bene. Ma già “Enochian Call” è incredibilmente sgangherata, mentre in “The Lament Configuration” il contrasto fra l’interpretazione cupa di Scott e il sound squillante non potrebbe essere più netto. La dissonanza peggiore si raggiunge con “Vae Victus”, che sembra davvero composta per infastidire l’ascoltatore, ma anche il chorus della conclusiva “I, Defier” perde il 90% del proprio potenziale. In un genere in agonia, una occasione perduta in modo davvero ingenuo.
(René Urkus) Voto: 5/10